Già dagli exit poll diramati alle ore 23.00 di ieri sera si era capito, ma il trionfo vero e proprio per la Lega di Matteo Salvini è arrivato con le prime proiezioni delle schede votate alle elezioni europee. Il Carroccio trasforma in consensi e seggi i migliori risultati esitati dai sondaggi negli ultimi mesi e diventa ufficialmente il primo partito d’Italia con oltre il 34% dei voti. Forse, negli ultimi giorni non ci credeva nemmeno il “Capitano” che sarebbe arrivato a tanto.

Ma la sua vittoria ha fatto una vittima: il Movimento 5 Stelle.

Caso Siri e ricatto di Di Maio a Salvini, così i 5 Stelle minacciano la Lega

Anziché recuperare consensi, come pure attestavano le rilevazioni dell’ultimo mese, il partito di Luigi Di Maio è letteralmente precipitato ad appena il 17%, una percentuale non solo quasi dimezzata rispetto alle politiche di soli 14 mesi fa, ma che risulta persino inferiore al 22% ottenuto alle scorse europee del 2014. Cosa ancora più bruciante, i grillini vengono ampiamente superati dal PD, che torna sopra il 20% e si attesta al 22,7%. A contribuire negativamente al pessimo dato dei 5 Stelle c’è stata la bassa affluenza al sud e nelle isole.

E dietro? Forza Italia crolla sotto il 10%, fermandosi all’8,8%. No, il sorpasso di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni non c’è stato, ma la leader della destra si porta a casa un ottimo 6,5%, migliore del 3,7% delle europee passate e anche di poco oltre il 4% delle politiche, riducendo le distanze con Silvio Berlusconi a sole due lunghezze, dalle 10 del 4 marzo 2018. Per il resto, il nulla. +Europa di Emma Bonino si ferma al 3% e avrebbe bisogno di più consensi per andare a Strasburgo, mentre si dovrà accontentare di restare in Italia, dato lo sbarramento al 4%. E questi numeri appaiono più importanti di quanto s’immagini a una prima impressione superficiale.

Le ragioni del trionfo di Salvini

Vi avevamo scritto prima del voto che sarebbero stati 3 i numeri a cui guardare.

Ebbene, uno è la somma tra Lega e Fratelli d’Italia, i due partiti “sovranisti” più omogenei tra di loro per programmi, tanto che la Meloni ha svolto la sua campagna elettorale appellandosi a Salvini, affinché rompa con Di Maio, faccia cadere il governo Conte e si presenti alle politiche anticipate solo con il suo partito. Ebbene, insieme hanno oltre il 40% (il 40,7% per l’esattezza), la soglia psicologica che getta il cuore oltre l’ostacolo e consente ai due leader di ragionare su una coalizione di centro-destra ristretta, che escluda Forza Italia, che dal canto suo stanotte ha ribadito da Arcore la propria centralità, quasi a mettere le mani avanti rispetto a uno scenario che li vedrebbe certamente soccombere.

Elezioni europee, i 3 numeri a cui guardare

Non è avvenuto ancora lo scrutinio delle schede per le amministrative, ma gli exit poll danno il centro-destra in netto vantaggio anche in Piemonte, dove il governatore uscente Sergio Chiamparino non si vedrebbe confermato per un secondo mandato. Insomma, Salvini ha fatto il botto e a pagarne il prezzo sono stati i suoi alleati di governo, la cui campagna anti-Lega non ha portato alcun risultato sperato, anzi è servita a creare il clima adatto per fare risorgere dalle sue ceneri il PD in un clima di classica contrapposizione destra-sinistra. Perché è stato premiato lui e non Di Maio? L’Italia ha chiesto un cambiamento nel 2018, che evidentemente era stato inteso verso destra e non sinistra sui temi dell’Europa, dell’immigrazione e dell’economia.

Negli ultimi tempi, la strizzatina d’occhio tattica dell’M5S al PD ha finito per lasciare Salvini come unico testimone del “cambiamento” di cui il governo Conte si è fatto portavoce. Non ha pagato il cambio di rotta sui porti chiusi, le capriole sul deficit, sul Dl Sicurezza e sul rapporto con l’Europa.

La Lega è apparsa più coerente, più concreta e più responsabile sul tema degli investimenti pubblici, il quale avrà probabilmente inciso in misura determinante alle regionali piemontesi, dove la campagna è ruotata attorno allo scontro tra Sì TAV e No TAV. E chissà quanto ha inciso la proposta di Salvini sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio? Sembra marginale, ma l’imprenditoria ci spera per smuovere il settore pubblico, dove da anni non esiste più amministratore locale che firmi una carta per paura di finire indagato, bloccando appalti e rilasci di autorizzazioni e licenze.

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