Il Consiglio dei ministri dovrebbe votare a breve uno “storico” taglio delle accise di 15 centesimi al litro sia per la benzina che per la diesel. Così come ha già fatto la Francia e si prepara a fare la Germania, anche l’Italia punta all’abbattimento della tassazione sul carburante per alleggerire il prezzo alla pompa, esploso negli ultimi giorni sopra 2 euro al litro, con punte di 2,40 euro per la modalità servito.

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Sì, perché il problema è sempre quello: dove prendere i soldi. Il premier Mario Draghi non vuole varare un ennesimo scostamento di bilancio, vale a dire finanziare l’operazione in deficit. In effetti, non è che abbiamo tutti questi denari per spendere e spandere. Per il momento, punta a utilizzare l’extra-gettito IVA sul carburante di questi primi mesi dell’anno per compensare il taglio delle accise.

Secondo i calcoli, tuttavia, tali risorse basterebbero per un solo mese. In effetti, un solo centesimo in meno di accise in un anno provocherebbe un calo del gettito per lo stato di 375 milioni di euro. Considerato che sulle accise grava pure l’IVA, il conto totale salirebbe a quasi 460 milioni. Moltiplicato per 15 centesimi, farebbero -6,9 miliardi. Su base mensile, parliamo di -570 milioni.

Taglio delle accise e “truffa” alla pompa

Dunque, il taglio delle accise costerà allo stato qualcosa come oltre mezzo miliardo al mese. Probabile che esso sarà varato a tempo e rinnovato eventualmente di periodo in periodo sulla base delle mutate condizioni di mercato e delle disponibilità fiscali. L’unica speranza per Draghi sarebbe la fine della guerra già nelle prossime settimane e lo “sgonfiamento” delle quotazioni internazionali del petrolio.

Non è neppure detto che questo taglio delle accise serva a molto. Pagare 18 centesimi al litro in meno è qualcosa, ma se benzina e diesel restano sopra o nei pressi dei 2 euro al litro, il contraccolpo per gli automobilisti e il comparto dei trasportatori sarebbe ugualmente pesante.

Nel frattempo, le procure italiane aprono indagini e scattano i controlli delle Fiamme Gialle sui territori per stanare eventuali casi di speculazione alla pompa. Ma è difficile concordare con la “sparata” del ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, secondo cui i prezzi del carburante sarebbero alti per via di una “grossa truffa”.

I calcoli sono presto fatti. Su 2 euro al litro di benzina, 36 centesimi se ne vanno in IVA, 72,84 in accise, quasi 60 centesimi nel costo della materia prima. Al netto dei costi di raffinazione e industriali, restano a disposizione di compagnia e distribuzione una ventina di centesimi, il 10% del prezzo finale. Sarebbe questa la truffa, quando lo stato vi incide per oltre il 54%?

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