L’indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong è sceso ai minimi da due mesi, perdendo quasi il 17% dall’inizio dell’anno. E a pesare sulle vendite di azioni è la minaccia rappresentata dal “super” dollaro. Mercoledì, il dato sull’inflazione di aprile negli USA si è rivelato sopra le attese, pur in lieve calo dall’apice di marzo, spegnendo le speranze di chi ancora ipotizzava una stretta sui tassi FED meno vigorosa. I rendimenti americani sono tornati a salire e ciò ha accentuato la pressione sull’Asia, dove la valuta cinese perde circa il 6% nelle ultime tre settimane.

I contraccolpi si stanno avendo anche ad Hong Kong, la cui Autorità Monetaria ha dovuto acquistare dollari locali per 1,589 miliardi nella giornata di mercoledì. E’ stato il primo intervento sul mercato forex dopo tre anni.

Come funziona il “peg” di Hong Kong

L’Autorità Monetaria funziona come una banca centrale di fatto. Tuttavia, essa ha adottato il sistema del cosiddetto “currency board”. In pratica, non può emettere moneta in eccesso rispetto alle sue riserve valutarie. E il dollaro di Hong Kong è agganciato al dollaro americano sin dal 1983 a un tasso di cambio compreso tra 7,75 e 7,85. Mercoledì, è accaduto che tale cambio si fosse portato proprio a 7,85, vale a dire al limite più debole del “peg”.

Le riserve valutarie nella regione amministrative speciale della Cina sono scese di circa 35 miliardi a 465 miliardi di dollari quest’anno. Il trend negativo preoccupa le autorità, essendo il frutto dei deflussi di capitali che si stanno registrando in questi mesi. Ed è probabile che abbia anche a che fare con il mercato immobiliare locale. Esso risulta essere il più inaccessibile al mondo per le famiglie. Pensate che nel 2020 un metro quadrato di una casa mediamente era venduto a quasi 184.000 dollari locali, qualcosa come 23.500 dollari USA. A questi prezzi, servono 60 anni di stipendi medi per comprare un immobile di 100 metri quadrati.

Goldman Sachs prevede, però, che scenderanno del 25% entro il 2025.

La percezione di Hong Kong nel mondo è cambiata negli ultimi tre anni. Le proteste di massa contro Pechino, seguite dalla dura repressione cinese ai danni di qualsiasi forma di opposizione nella regione, hanno posto fine alla convinzione che questa fosse sostanzialmente un’isola felice in cui fare affari. Dopodiché la pandemia ha fatto il resto, con le stringenti misure anti-Covid ad oggi in vigore e che stanno colpendo l’economia.

Super dollaro e instabilità globale

Esagerate le affermazioni di chi ritiene che il “peg” di Hong Kong sia a rischio con il super dollaro. Le elevatissime riserve valutarie sconfessano una simile ipotesi. E’ vero, però, che questo trend dovrà essere fermato quanto prima. E gli acquisti di dollari locali da parte dell’Autorità Monetaria si traduce in una stretta monetaria, innalzando i tassi d’interesse e colpendo ulteriormente la crescita economica già in rallentamento di suo. Una ennesima riprova dell’instabilità finanziaria alimentata sui mercati globali da una divergenza monetaria sempre più evidente tra Federal Reserve e le altre grandi banche centrali. E con una Cina che sta allentando la sua politica, la debolezza dello yen e le pressioni sul “peg” di Hong Kong persisteranno.

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