Il prezzo del petrolio continua a scivolare anche durante l’ultima seduta dell’anno. A New York, il Wti americano viene scambiato in mattinata a 53,58 dollari al barile, cedendo per la quarta volta in 5 giorni e portandosi ai livelli più bassi degli ultimi 5 anni. Analogo l’andamento del Brent, che a Londra scende fin sotto i 57 dollari al barile, salvo risalire a 57,88 dollari, ai minimi anch’esso dal 2009. Il mercato petrolifero si accinge a chiudere l’anno con un crollo delle quotazioni del 48%, il peggiore dal 2008.

Il nuovo tonfo è da ricollegare a due fatti. Il primo riguarda la pubblicazione delle stime Bloomberg sulle scorte di greggio USA, che sarebbero salite di 900 mila barili la scorsa settimana, attestandosi a 388,1 milioni di barili. Ciò segnalerebbe un aumento dell’offerta sul mercato, anziché una riduzione. Il secondo elemento che starebbe scatenando le vendite riguarda l’Arabia Saudita, il cui governo ha da poco varato il bilancio per l’anno prossimo.   APPROFONDISCI – Il prezzo del petrolio scende ancora sulle scorte USA. E il Venezuela grida al complotto   A causa del crollo dei prezzi energetici, di cui Riad è il maggiore esportatore al mondo, il Regno Saudita registrerà nel 2015 il primo deficit di bilancio dal 2008 e il più alto della sua storia, pari a 38,6 miliardi di dollari. Il vero punto di analisi, però, riguarda il prezzo del petrolio su cui si basano le stime sulle entrate di Riad. Non c’è consenso tra gli analisti, ma secondo la banca d’affari Jadwa Investment, il governo saudita avrebbe stimato un prezzo medio per l’anno prossimo di 56 dollari al barile. Altri report, tuttavia, parlano di un prezzo medio compreso tra 55 e 63 dollari, mentre John Sfakianakis, ex consigliere del Ministero delle Finanze saudita, ha suggerito al quotidiano Asharq al-Awsat, con sede a Londra, che il governo di Riad affermi pubblicamente di avere basato il suo bilancio su una stima delle quotazioni medie per il 2015 di 75 dollari al barile e una produzione di 7 milioni di barili al giorno, mentre molti analisti credono che la stima reale sia di 60 dollari.
  APPROFONDISCI – Il Regno Saudita apre alla finanza straniera e stima il petrolio a $80 al barile nel 2015 Il petrolio rimbalza, ma Arabia Saudita precisa: non saremo noi a tagliare la produzione  

Deflazione Eurozona

Intanto, il crollo delle quotazioni del greggio non starebbe rallegrando molto la BCE, che teme che l’Eurozona possa entrare presto in deflazione. Il capo economista dell’Eurotower, Peter Praet, ha spiegato al quotidiano finanziario tedesco Boersen-Zeitung, che con questi prezzi energetici, l’unione monetaria vivrà “un lungo periodo di inflazione sotto lo zero nel 2015”. Al contempo, ha aggiunto che il consiglio direttivo della BCE non potrà stare a guardare, mentre le aspettative d’inflazione potrebbero essere disancorate.   APPROFONDISCI – La BCE usa la paura della deflazione come un’arma? Ecco gli indizi   Praet ha invitato a non guardare ai rischi derivanti dal varo di un QE, perché quello dei titoli di stato sarebbe l’unico mercato altamente liquido e, pertanto, la BCE dovrebbe intervenire con acquisti in esso. Il dato della Spagna confermerebbe la tendenza ribassista dei prezzi nell’Eurozona. A dicembre, l’indice dei prezzi di Madrid ha segnato un calo dell’1,1% su base annua. Al QE resta contraria la Bundesbank del governatore Jens Weidmann, che ritiene che il calo delle quotazioni petrolifere si tradurrà, al contrario, in un mini-stimolo alle economie dell’Eurozona e che l’inflazione sotto la linea dello zero sia solo temporanea e non si tratterebbe di deflazione.   APPROFONDISCI – L’Eurozona potrebbe scivolare nella deflazione. La causa nell’eccessivo debito privato? Prezzo del petrolio giù e la BCE stima una deflazione temporanea per l’Eurozona