Il Dipartimento del Tesoro americano tende la mano alla Cina e non la taccerà di manipolazione del cambio. Del resto, alla vigilia dell’accordo commerciale tra le due superpotenze non ci si poteva aspettare altrimenti. Ma l’amministrazione Trump volge lo sguardo all’Europa e stavolta ha preso di mira niente di meno che il franco svizzero. In una nota, il Tesoro ha invitato il governo confederale a fare di più per la crescita, notando come la politica fiscale dello stato alpino resti restrittiva, ampiamente “sottoutilizzata”, malgrado i rendimenti sovrani tra i più bassi al mondo.

Franco svizzero ai massimi da 2 anni significa rendimenti bond euro giù e spread su

Di fatto, la valuta elvetica si trova adesso nella cosiddetta “watchlist” americana, cioè è sotto osservazione. Motivo? La Svizzera starebbe “manipolando” il cambio, tenendolo sotto il suo potenziale, attraverso una politica monetaria ultra-espansiva e che disincentiverebbe l’afflusso di capitali, mentre sarebbe più appropriato per essa puntare sulla crescita con una politica fiscale meno restrittiva – a detta di Washington – così che i rendimenti risalgano e attirino i capitali esteri, rafforzando il franco.

La Svizzera ha un debito pubblico di appena il 40% del pil, mentre ha chiuso il 2019 per il quinto anno consecutivo con un surplus di bilancio. Disporrebbe, dunque, di margini di manovra fiscali per stimolare la crescita, la quale si è attestata nell’ultimo quinquennio a una media annua dell’1,6%, scendendo allo 0,8% nel 2019 e attesa in accelerazione all’1,7% per quest’anno. Insomma, effettivamente la Svizzera avrebbe modo di fare di più per crescere a ritmi più veloci, ma è altrettanto vero che la fine del cambio minimo, annunciata il 15 gennaio del 2015, non ha creato quegli sconquassi temuti, né portato l’economia domestica in recessione.

Svizzera rifugio per capitali mondiali

Il franco svizzero si è rafforzato del 4% contro l’euro nell’ultimo anno, attestandosi ai massimi da aprile 2017.

Attualmente, il cambio vale poco sopra 1,08, ma nell’aprile di due anni fa si era indebolito ai livelli del cambio minimo, cioè fin quasi a 1,20 contro la moneta unica. Sappiamo che la Banca Nazionale Svizzera tiene i tassi negativi per impedire un suo rafforzamento e che interviene sui mercati di tanto in tanto, come segnalerebbero le variazioni settimanali dei depositi a vista, considerati un po’ il corrispettivo delle operazioni di acquisto di valute straniere. Ebbene, nell’ultimo mese i depositi a vista dell’istituto risultano diminuiti di 2,3 miliardi di franchi. Non a caso, durante questo periodo il franco ha segnato +1,3% contro l’euro.

Tuttavia, la nota del Tesoro americano si mostra troppo semplicistica. Il franco svizzero è percepito nel mondo come un bene rifugio, al pari dell’oro, dei Bund e dei Treasuries. Quando si scatenano tensioni geopolitiche o di natura economico-finanziaria, i capitali affluiscono copiosi in Svizzera per essere messi al sicuro. Zurigo ha imposto i tassi negativi per evitare un apprezzamento eccessivo del cambio, tale da provocare problemi alle esportazioni e all’economia alpina. Del resto, proprio la proverbiale austerità svizzera attira i capitali esteri e rende questo piccolo stato un paradiso per gli investitori di tutto il mondo.

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Per concludere, risulta abbastanza difficile credere che il governo confederale risponda ai solleciti di Washington, anche perché il franco sembra destinato a rimanere forte nei prossimi mesi, vuoi per le tensioni nel Medio Oriente acuite dallo scontro USA-Iran, vuoi anche per diversi fattori di incertezza, come la politica in Germania, Italia e le elezioni presidenziali americane. No, Berna non farà più spesa pubblica per accontentare gli americani, mentre Zurigo continuerà a puntare sui tassi negativi, fintantoché la BCE non inizi ad alzare i suoi.

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