Governo Meloni a caccia di risorse (tante) da destinare al contrasto del caro bollette. Servono decine di miliardi di euro tra aumenti delle pensioni superiori alle previsioni per via dell’inflazione, sostegni a famiglie e imprese contro la crisi dell’energia e spese obbligate legate ai rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici. Il conto complessivo potrebbe sfiorare i 40 miliardi per la legge di Bilancio in corso di scrittura e da inviare alla Commissione europea entro la fine di novembre. Ma un aiuto insperato alla manovra è arrivato questa mattina dall’ISTAT con il dato sul PIL italiano nel terzo trimestre.

Contrariamente alle attese, l’economia ha continuato a crescere anche nel periodo luglio-settembre per il settimo trimestre consecutivo dello 0,5% rispetto al periodo aprile-giugno e del 2,6% su base annua. L’Ufficio parlamentare di bilancio temeva un -0,2% trimestrale. E così, al 30 settembre scorso la crescita acquisita per il PIL italiano di quest’anno risultava del 3,9%. Nella Nota di aggiornamento al DEF di settembre, il governo Draghi aveva stimato una crescita del 3,3%.

Il governo Meloni può prendere fiato, perché queste cifre le consentono di ricavare diversi miliardi di risorse a bilancio. Una maggiore crescita nell’ordine del mezzo punto percentuale rispetto alle previsioni equivarrebbe a maggiori entrate fiscali nell’ordine dei 4-5 miliardi. Certo, può accadere benissimo che nel quarto e ultimo trimestre l’andamento del PIL italiano risulti negativo e di fatto azzeri tale miglioramento prospettato dal dato odierno.

PIL italiano dà una mano a Giorgetti

Tuttavia, lo si saprà solo a fine gennaio, cioè a bilancio approvato per il 2023. Nel frattempo, con la manovra finanziaria il governo Meloni potrà aumentare di qualche miliardo di euro gli anticipi di spesa per il 2022, così da sottrarli al 2023. Resterebbe entro il limite di deficit del 5,6% del PIL italiano di quest’anno senza gravare sul disavanzo per l’anno prossimo.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, starebbe comunque valutando l’ipotesi di alzare il deficit programmato per il 2023 al 4,5% dal 3,9%. Ne ricaverebbe maggiori risorse nell’ordine di una dozzina di miliardi.

Un’operazione rischiosa per via del contesto avverso in cui l’Italia si trova a muoversi, tra tassi d’interesse in rialzo e crescita debole nell’Eurozona. Dovrebbe essere concordata con la Commissione europea senza tensioni, altrimenti il rischio di replicare il caos di Londra delle settimane scorse sarebbe altissimo. In ogni caso, dopo il dato sul PIL italiano del terzo trimestre tale scostamento di bilancio risulterebbe verosimilmente più contenuto.

Nel dettaglio, la crescita è avvenuta grazie ai servizi e alla domanda nazionale, mentre hanno remato contro agricoltura, pesca, industria ed esportazioni. Dunque, il PIL italiano si sta reggendo grazie ai consumi interni, a loro volta minacciati dal caro bollette. Sostenere famiglie e imprese appare d’obbligo per evitare sia di creare drammi tra milioni di famiglie impossibilitate a pagare luce e gas alle tariffe di questi mesi, sia che chiudano molte attività che non riescono a tenere testa ai costi dell’energia. Se gli aiuti saranno indirizzati bene e velocemente a chi ne ha bisogno, l’economia italiana potrà persino scampare alla recessione. Anche la Germania a sorpresa è riuscita per adesso a schivare il segno meno. E questo, con tutta la prudenza del caso, si rivela incoraggiante.

[email protected]