Passare in breve tempo da migliore a peggiore valuta contro il dollaro non dovrà essere stato facile da accettare per la Thailandia. Il baht nel 2019 aveva guadagnato il 7% nei confronti della divisa americana, facendo meglio di ogni altra. Invece, quest’anno scivola già del 5%. E’ l’effetto Coronavirus, che sta creando molta apprensione in Asia, non solo in Cina, epicentro dell’influenza polmonare. Il cambio si è così portato ai livelli più deboli da oltre otto mesi, attestandosi in area 31,30.

Malgrado ciò, mercoledì scorso la banca centrale ha tagliato i tassi dello 0,25%, portandoli al nuovo minimo storico dell’1%.

La mossa è parsa costretta, finalizzata a rinvigorire un’economia, che altrimenti rischia di contrarsi, anziché di accelerare come da previsioni ufficiali. Per quest’anno è atteso un tasso di crescita del pil del 3%, meglio del +2,5% nel 2019. Il taglio dei tassi si è reso possibile per via della bassa inflazione, che a gennaio si è attestata all’1% annuo. Ci si attendono anche effetti positivi dal pacchetto di stimoli fiscali del governo, così da compensare i contraccolpi del comparto turistico tanto temuti.

La borsa cinese crolla alla riapertura dopo la pausa festiva. E’ l’effetto Coronavirus

Il turismo pesa sul pil thailandese per il 22% tra voci dirette e indirette, per il 14% solo quelle dirette. Oltre un quarto dei quasi 40 milioni di presenze straniere sono cinesi (27,6%). Sono state 11 milioni nel 2019, ma l’Autorità per il Turismo della Thailandia si aspetta un calo di 2 milioni per il 2020. In termini di pil, l’impatto dovrebbe essere contenuto allo 0,3%, ma si temono numeri peggiori, nel caso in cui Bangkok chiudesse le frontiere anche agli stranieri che siano stati di recente in Cina, seguendo quanto stiano facendo già altri governi.

L’impatto del Coronavirus

La Thailandia risulta insieme al Giappone la nazione più esposta al Coronavirus fuori dalla Cina, con una ventina di casi accertati a qualche giorno fa.

Per sua fortuna, il basso grado di indebitamento pubblico (41,2%) consente al governo di stimolare l’economia con una politica fiscale espansiva. Molto bassi i rendimenti sovrani, all’1,20% per la scadenza a 10 anni e all’1,60% per quella a 20 anni, rispettivamente in calo da 1,50% e 1,87% di inizio anno. Va detto, però, che il virus cinese è intervenuto in una fase già di rallentamento economico, se è vero che la crescita dello scorso anno sia stata la più debole dal 2014.

Perché il debito della Thailandia rende poco e attira molti capitali

E nel quarto trimestre del 2019, il pil si era espanso di appena lo 0,1% rispetto al trimestre precedente, per cui non possiamo escludere che già dal trimestre in corso l’economia arretri leggermente in territorio negativo. Del resto, la spesa effettuata dai turisti cinesi ammontava a 18 miliardi nel 2019, circa il 3,5% del pil. Quel quasi un quinto di minori presenze attese dalla Cina non potrà non avere conseguenze dirompenti sulla crescita, anche perché già lo scorso anno il loro aumento (+4,4%) aveva compensato il calo di quelli europei (-0,6%). E questi ultimi, allarmati per il Coronavirus, potrebbero scendere ulteriormente dalle 6,7 milioni di presenze registrate. Un bel guaio per un’economia, dove il turismo fattura per i tre quarti dell’intero export del settore servizi.

E la Thailandia esporta complessivamente per circa il 50% del pil, con la Cina ad incidere per circa un quinto e l’Asia nel suo complesso per oltre il 55%. Dovrà sperare che queste economie reggano al banco di prova, oltre a Pechino anche Giappone, Malaysia, Hong Kong, Indonesia, Filippine, India, Singapore e Corea del Sud. E buona parte delle sue esportazioni è legata alla congiuntura, come i prodotti per ufficio, circuiti integrati, camion e furgoni, gomma, copertoni, componenti per auto, etc. Anche per questo la Borsa di Bangkok cede quest’anno quasi il 4%.

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