Chi l’avrebbe mai detto che gli italiani sono un popolo di accumulatori seriali? Chi più chi meno ama conservare oggetti di ogni tipo senza una spiegazione logica sul motivo per cui sia così complicato sbarazzarsene. Sicuramente non siamo solo noi italiani ad avere la mania dell’accumulo. Anche gli americani, a quanto pare, conservano cose ed è proprio negli Usa che 40 anni fa è nato il servizio hotel delle cose” o “self-storage”.

Che cos’è l’hotel delle cose perché funziona 

Quando lo spazio in casa è troppo poco oppure le cose accumulate sono troppe ma non si vuole buttarle a dare una mano c’è il servizio self-storage.

Nella pratica si tratta di un servizio che mette a disposizione di cittadini privati ma anche imprese e commercianti, degli spazi o dei box temporanei in cui depositare tutte quelle cose accumulate. Da qui il nome hotel delle cose. Il fenomeno è nato in America circa 40 anni fa, in Italia è arrivato solo nel 1999 e oggi è un business da 38 miliardi di dollari.

Il prezzo medio per lasciare gli oggetti nei self-storage varia. Solitamente si mettono a disposizione spazi con sistemi di allarme videosorvegliati e individuali da 2 mq a 30 mq o molto di più, anche 100 mq in base alle esigenze. Il costo varia da 1,5 euro al giorno fino a pacchetti più flessibili, affitti settimanali o annuali. Solitamente vengono lasciati mobili, oggetti vintage, libri, collezioni di fumetti, giocattoli, strumenti musicali, attrezzature, abiti, moto d’epoca e bici. 

Il maggiore operatore in Italia ad oggi è Casaforte Selfstorage spa ma visto il successo di questo settore nel corso degli anni sono nati altri 45 operatori nelle varie città italiane. Come scrive Business Insider, che riporta le parole di Cesare Carcano, presidente di Aisi: “In Italia, ad oggi, si contano circa 45 operatori di self-storage con 90 impianti o ‘hotel delle cose’. Negli ultimi anni il settore del self-storage ha generato investimenti per circa 300 milioni di euro con un giro d’affari annuo stimato in 100 milioni”.

Nel nostro paese però siamo ancora abbastanza indietro se consideriamo che solo negli Usa si contano 60mila impianti di self storage, in Uk se ne contano 1.500 e in altri paesi europei circa 3mila totali. L’Italia, insomma, ha numeri ancora un pò bassi rispetto agli altri paesi ma la crescita è sostanziale considerando che nel frattempo la rete si è allargata anche alle città di provincia e non solo alle grandi città. Ad oggi gli italiani che ne usufruiscono sono 50mila e il numero è in crescita, una volta che non c’è più la necessità di usufruire dello spazio basta comunicarlo 15 giorni prima. Negli Usa, addirittura, chi non paga l’affitto per più di 3 mesi e non libera lo spazio dagli oggetti nei tempi stabiliti solitamente si vede mettere all’asta gli oggetti, un pò come accade per gli immobili insomma.

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