Cosa succede ai titolari di un mutuo a tasso variabile? Possono dormire sonni tranquilli in tempi di Coronavirus o l’impennata dello spread impatta negativamente sulle rate? In queste settimane, sappiamo che i mercati finanziari sono stati travolti dalla pandemia, con Piazza Affari che ha perso ben 200 miliardi in meno di un mese, quasi il 40% del suo valore. Normale che la paura serpeggi tra quanti abbiano contratto un mutuo a tasso variabile, cioè che risente proprio dell’andamento dei tassi di mercato.

Vediamo di capirci meglio.

Mutui casa ancora più convenienti con il Coronavirus

I mutui a tasso variabile sono agganciati quasi sempre all’Euribor, soprattutto alle scadenze a 1 e 3 mesi. Ebbene, paradossalmente quest’ultima è rincarata un po’ nelle ultime sedute, attestandosi al 0,428% al venerdì scorso, un po’ più alto del -0,489% della seduta precedente. Come mai? L’Euribor è il tasso interbancario sui prestiti a breve termine, cioè l’interesse applicato dalle banche ai finanziamenti che si erogano tra di loro. A sua volta, esso segue l’andamento dei Bund, i titoli di stato della Germania, presi a riferimento per la loro natura di “benchmark”.

E nelle ultime sedute, i rendimenti tedeschi sono bruscamente risalti dal -0,85% minimo toccato il 9 marzo scorso, attestandosi al -0,42% di ieri. Il calo dei prezzi di questi titoli sarebbe legato al varo del maxi-piano fiscale del governo di Berlino, che ha stanziato fino a 550 miliardi di euro a favore delle imprese per lottare contro gli effetti del Coronavirus sull’economia tedesca. Ciò ha sia attenuato le tensioni del mercato sull’Eurozona, sia i timori per l’insufficienza dei Bund nei prossimi mesi, trattandosi di beni-rifugio.

Lo spread impatta sui mutui a tasso variabile?

Ma questo non vuol dire che l’Euribor sia destinato a salire. Tutt’altro. L’intera curva dei tassi dovrebbe rimanere bassa ancora più a lungo di quanto scontassimo fino a qualche settimana fa.

La BCE ha già varato alcune misure di sostegno alla liquidità nell’Eurozona, tra cui il potenziamento dei prestiti alle banche e del “quantitative easing”. Inoltre, probabile che taglierà i tassi “overnight” al prossimo board, qualora la crisi dell’economia nell’area dovesse aggravarsi, come sembra che stia accadendo in questi giorni. E le nuove mosse non farebbero che far scendere anche il “floor” dell’Euribor, riducendo i tassi di mercato a breve termine.

Dunque, i titolari di un mutuo a tasso variabile dovrebbero stare tranquilli, perché a maggior ragione il Coronavirus allontana il rischio di un rialzo dei tassi BCE. E lo spread? Paradossalmente, esso finisce per rappresentare un buon segnale per loro, in quanto le maggiori tensioni nell’unione monetaria spingono i capitali verso i Bund, facendone scendere i rendimenti e, di conseguenza, abbassando anche i tassi Euribor. Che la situazione sia molto favorevole, lo segnala anche MutuiSupermarket, che nella consueta Bussola mensile ci riferisce che a marzo i migliori mutui a tasso variabile nemmeno arrivano a un TAEG dello 0,50%. Per un prestito a 20 anni, Unicredit offre lo 0,38%, Credem e Credit Agricole lo 0,46%.

Mutui casa a tasso variabile al costo di un caffè, i dati di MutuiSupermarket

Cosa accade ai mutui a tasso fisso

E per un mutuo a tasso fisso? Nulla cambia, ovviamente, per chi lo abbia contratto. Per chi dovesse contrarne uno, però, lo scenario si presenta ambiguo. Da una parte, lo sprofondamento dell’economia italiana nella crisi lascia supporre che le banche stringeranno i cordoni della borsa ed erogheranno minori finanziamenti, concentrandoli sulla fetta di clientela più sicura, come dipendenti pubblici e dipendenti del settore privato con redditi medio-alti e con una elevata anzianità di servizio. Dall’altro, l’Eurirs, i tassi a cui risultano agganciati questi mutui, stanno arretrando lungo la curva.

Il ventennale si attesta intorno allo zero percento, mentre il trentennale è precipitato al -0,14%.

All’inizio dell’anno, l’Eurirs a 20 anni si attestava allo 0,43% e quello a 30 anni allo 0,58%. Da allora, la riduzione è stata rispettivamente di 42 e 72 punti base. Accendere oggi un mutuo a tasso fisso, a parità di spread applicati dalle banche, comporta il pagamento di una rata mensile di 19 euro nel primo caso (circa 4.530 euro in meno lungo il ventennio) e oltre 34 euro nel secondo, pari a quasi -12.300 euro nell’arco del trentennio. Sempre MutuiSupermarket ha trovato che a marzo le migliori offerte di mutui a tasso fisso siano piuttosto simili a quelle a tasso variabile: 0,52% per Credem, 0,63% per Intesa Sanpaolo e 0,72% per Credit Agricole. Mai la differenza tra le due tipologie era stata mediamente così bassa.

Riepilogando: i mutui a tasso variabile beneficeranno del mantenimento dei bassissimi tassi BCE per un periodo ancora più lungo e forse anche di un loro abbassamento nei prossimi mesi. I mutui a tasso fisso di nuova erogazione si presentano anch’essi più favorevoli, sebbene le banche difficilmente presteranno denaro con l’arrivo della crisi, se non a soggetti ritenuti molto affidabili sulla base delle condizioni reddituali e della storia creditizia. Ma se lo spread dovesse stabilizzarsi su valori alti o continuare a crescere, il più alto costo della raccolta per le banche si tradurrebbe in un rincaro anche dei finanziamenti futuri, sebbene l’elevata liquidità a costo sottozero messo loro a disposizione della BCE dovrebbe risparmiarci un simile scenario.

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