La nota gelateria Grom è pronta a cambiare strategia e punterà maggiormente alla grande distribuzione piuttosto che al cono gelato artigianale che negli anni ha ingolosito migliaia di persone.

Era il 2003 quando a Torino aprì il primo punto vendita grazie all’iniziativa di Guido Martinetti e Federico Grom, seguito da altre aperture tra Udine, Varese e altre città. I due amici avevano in mente un progetto in cui a primeggiare era il “vero gelato made in Italy, con materie di qualità e nessun additivo”.

Dal primo nezio a Torino di  25 metri quadrati all’apertura di altrettanti negozi sparsi in Italia e all’estero il passo è stato breve. Nel 2007 debuttò il primo negozio Grom a  New York seguito da altrettanti a Dubai, Giacarta, Hollywood, Malibu.

Più gelati nei supermercati

Come scrivono Il Corriere e Repubblica, negli ultimi mesi hanno già chiuso i battenti alcuni negozi a Modena, Mestre, Varese e Alessandria, a fine febbraio è prevista anche la chiusura della gelateria Grom a Udine e poi quella di Treviso. Un cambio di rotta netto che sembra snaturare del tutto quella che era l’idea originale dei due fondatori ossia “portare nella vita di più persone, in tutto il mondo, il puro e autentico gelato italiano”. Dal 2015, infatti, Grom è passata nelle mani di Unilever, la multinazionale anglo-olandese che possiede anche Algida e Magnum. L’intenzione è quella di portare i gelati Grom nella grande distribuzione rinunciando, in parte, al tradizionale cono gelato da gustare davanti al negozio. A confermare alcune chiusure è stata anche Unilever, come scrive Il Sole 24 Ore, che ha annunciato anche quelle previste nel 2020 e la ricollocazione in altre gelaterie per i dipendenti che rimarranno senza lavoro.

L’azienda ha fatto sapere che «Negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione del modello di business e una visione proiettata sul medio e lungo periodo, che tiene conto di nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo: alle gelaterie, Grom affianca il canale on the go con chioschi o biciclette gelato, la grande distribuzione, i bar e il canale direct to consumer, con una strategia multicanale a supporto del piano di crescita del brand. Abbiamo ristrutturato alcune gelaterie in Italia e stiamo valutando una nuova apertura sul territorio».

  Su 46 negozi, le saracinesche si sono abbassate o sono in procinto di farlo, per 7 punti vendita mentre quando Grom fu ceduta a Unilever, i negozi erano 67 mentre il fatturato ammontava a 30 milioni.

Cambio di strategia

Si parla, insomma, di una nuova strategia che guarda maggiormente ai gelati in vaschetta da comprare al supermercato o nei centri commerciali per seguire un modello che considera anche “nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo”. Resta da capire quale sarà il futuro dei due fondatori, che dopo l’acquisto del 2015 da parte di Unilever coprono ruoli dirigenziali ma questo cambio di rotta, che di fatto sembra scostarsi dal concetto il “gelato come una volta”, potrebbe vederli uscire dal progetto.

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