Novità in arrivo sul green pass e le vaccinazioni in Italia. Il governo ha allo studio l’ipotesi di accorciare da 12 a 9 mesi la validità della certificazione vaccinale contro il Covid-19. Allo stesso tempo, la terza dose (seconda nel caso del siero J&J) diverrebbe obbligatoria per considerare la vaccinazione completata a tutti gli effetti. E anch’essa avrebbe validità di 9 mesi per il green pass. Inoltre, scenderebbe anche la validità temporale del tampone: da 72 a 48 ore per il molecolare, da 48 a 24 per il rapido.

Novità dirompenti, insomma, sebbene non tutti concordino tra gli esperti. L’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, considera “assurda” l’ipotesi di ridurre la validità del green pass a 9 o persino a 6 mesi. E lo spiega tramite un post su Facebook, dove chiarisce che, a parte J&J, l’immunità resta elevata anche dopo 6 mesi e che ci sarebbero enormi problemi organizzativi se la certificazione anti-Covid fosse ridotta di 3 o 6 mesi, perché molti italiani dovrebbero correre a vaccinarsi nel giro di pochi giorni.

I numeri ci dicono che attualmente stiamo vaccinando al ritmo di oltre 200.000 dosi al giorno, di cui per il 70% terze dosi. Se il green pass diventasse valido solamente per 9 mesi, dovremmo accelerare i ritmi di almeno un terzo, dato che a fine marzo le somministrazioni giornaliere erano salite all’incirca a 300.000. E questi vaccinati dovrebbero ricevere la terza dose entro la fine dell’anno, anziché entro marzo per non perdere il green pass.

Green pass e vaccino, novità per non fare la fine della Germania

Non sarebbe uno sforzo organizzativo impossibile, dato che a giugno raggiungemmo il picco di oltre 650.000 somministrazioni giornaliere. Accorciando la validità della certificazione a 9 mesi, dovremmo tornare a quei ritmi nei primi mesi dell’anno prossimo. Operazione alla portata, per quanto la corsa alle vaccinazioni tra i lavoratori, in particolare, rischierebbe ugualmente di incasinare i centri a ridosso del Natale.

Del resto, il premier Mario Draghi ha la grande paura che l’Italia percorra a distanza di qualche mese la stessa strada della Germania, dove i contagi sono “fuori controllo” per ammissione esplicita della stessa cancelliera Angela Merkel.

I nuovi casi giornalieri superano ormai le 65.000 unità e i decessi toccano la media di 200 al giorno. Per i primi è record, per i secondi si tratta del dato peggiore dal maggio scorso. Questi numeri drammatici hanno spinto il governo tedesco uscente a imporre nuove restrizioni per i non vaccinati, a cui sarà preclusa la partecipazione a eventi pubblici nelle aree in cui le ospedalizzazioni saliranno ai livelli di allarme. In Austria, invece, si va verso il lockdown nazionale per tutti. Ad ogni modo, anche in Italia i casi risultano in crescita, pur su livelli ancora molto rassicuranti, per quanto ai massimi da inizio maggio. I morti, invece, restano contenuti ai livelli raggiunti a settembre, cioè in area 60 al giorno.

A Natale, però, diverse restrizioni scatteranno con ogni probabilità per impedire eventi pubblici affollati. Il divieto assoluto scatterebbe nelle zone rosse e arancioni, mentre in quelle bianche e gialle si terrebbero in modalità contingentata, con transenne e selezione agli ingressi dei partecipanti, verosimilmente solo se muniti di green pass. Misure possibili anche per bar e ristoranti, chiusi nelle zone rosse e arancioni e con limitazioni in quelle bianche e gialle. Ma stiamo parlando di ipotesi, che ad un mese abbondante dalle festività sono destinate a mutare anche drasticamente.

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