Le considerazioni finali rese questo mercoledì da Ignazio Visco sono state le ultime da governatore della Banca d’Italia o Bankitalia come da gergo giornalistico ormai consolidato. Il suo mandato scade in autunno. Mancano cinque mesi, ancora presto per parlare di successore. Eppure il governo starebbe già valutando i profili per la nomina. Questa spetta al Consiglio dei ministri su proposta dell’istituto e deve essere ratificata dal presidente della Repubblica. Nessuno dei tre passaggi è puramente formale. Tradizione vuole che la scelta di Palazzo Koch ricada su una personalità interna e che sia concordata con il governo, con il benestare del Quirinale.

Esordio difficile per Visco tra spread e crisi bancaria

L’attuale governatore di Bankitalia fu nominato per la prima volta dall’allora premier Silvio Berlusconi nel 2011. L’occasione fu particolare. Era in scadenza il mandato di Mario Draghi, che sarebbe stato rinnovato senza problemi, se non fosse che in quei mesi l’Italia riuscì a ottenere la sua nomina a governatore della Banca Centrale Europea (BCE). Sono passati dodici anni, durante i quali è accaduto di tutto. Il debutto di Visco fu complicato. Sull’Italia si era appena abbattuta la crisi dello spread. Negli stessi giorni in cui s’insediava in Via Nazionale, a Palazzo Chigi si teneva il cambio della guarda tra l’uscente Berlusconi e il Prof Mario Monti.

Gli anni successivi per il governatore di Bankitalia non sarebbero stati più semplici. La grave crisi dell’economia italiana devastò i bilanci bancari. I crediti deteriorati esplosero e alcune piccole banche andarono a gambe per aria nel 2015 e 2016. Nel frattempo, il bubbone Monte Paschi di Siena travolgeva di fatto il governo Renzi. Verso la fine del 2017 il rinnovo del mandato per Visco non fu scontato. Proprio Matteo Renzi, che si era dimesso a fine 2016 per la sconfitta al referendum costituzionale, si mostrò contrario.

Addusse come motivazione la mancata diligenza nel monitorare le banche italiane.

Tuttavia, nel governo di Paolo Gentiloni prevalse la linea della prudenza. Probabile il pressing del presidente Sergio Mattarella per il bis. Il secondo mandato ebbe anch’esso un inizio complicato. Nei mesi successivi, nasceva il governo “giallo-verde” di Giuseppe Conte e Visco dovette preservare la credibilità delle istituzioni finanziarie nazionali. Poi la pandemia e il boom dell’inflazione. Arriviamo alla cronaca. Visco siede nel Consiglio dei governatori della BCE e insieme all’altro italiano nel board, Fabio Panetta, si è distinto in quest’ultimo anno per posizioni molto da “colomba” sulla politica monetaria.

Ipotesi Panetta

I due hanno appoggiato l’aumento dei tassi d’interesse, ma hanno altresì invitato l’Eurotower alla prudenza. E’ noto che vorrebbero evitare ulteriori strette. Proprio Panetta è considerato il successore più papabile di Visco come governatore di Bankitalia. Tant’è che Giorgia Meloni, prima ancora di essere nominata premier, nell’autunno scorso fece forti pressioni su di lui per averlo come ministro dell’Economia. Il diniego dell’interessato risulta connesso alla volontà di insediarsi a Palazzo Koch. L’esito non appare scontato. In primis, perché la soluzione interna è una regola non scritta custodita gelosamente dall’istituto. Secondariamente, bisognerebbe trovare un nome alternativo a Panetta da indicare alla BCE come consigliere esecutivo.

Chissà che non si arrivi ad uno “switch”: Panetta diventerebbe governatore di Bankitalia e resterebbe nel board della BCE con altro ruolo, mentre Visco assumerebbe proprio il ruolo del primo e, quindi, anch’egli resterebbe a Francoforte. C’è un aspetto politico non secondario nella vicenda. Per la prima volta la destra avrà voce diretta su una nomina così importante. In tutti questi anni il centro-sinistra non ha avuto praticamente mai la possibilità di indicare un uomo alla guida di Via Nazionale.

Accadde nel 2017, come abbiamo detto, ma si trattò di una conferma. Solo a Berlusconi toccò due volte (2005 e 2011) con Draghi e Visco. Prima del 2005, infatti, il mandato era a tempo indeterminato, cioè “a vita”, salvo dimissioni. E Antonio Fazio era rimasto in carica dal 1993 al 2005. Fu costretto a dimettersi per una vicenda giudiziaria.

Governatore Bankitalia, successore “scelto” da Meloni

Il governatore di Bankitalia avrebbe offerto le dimissioni già un anno fa all’ex premier Draghi. Fiutando la vittoria del centro-destra a trazione meloniana, l’atto avrebbe impedito all’attuale premier di incidere sulla nomina del successore. L’operazione non si concretizzò e dobbiamo ammettere che, contrariamente alle attese, tra Visco e Meloni c’è stata piena sintonia in questi primi sette mesi di governo. Due i fronti di particolare vicinanza: la politica monetaria e la necessità di impostare una politica fiscale prudente.

Quali compiti svolge oggi il governatore di Bankitalia? Egli partecipa alla conduzione della politica monetaria nell’Area Euro da componente del board BCE. Ma forse è ancora più importante il suo ruolo di massimo rappresentante della Vigilanza bancaria. Chi pensa che con il passaggio all’euro Bankitalia abbia perso sostanzialmente i suoi poteri, non ha del tutto ragione. Risulta certamente depotenziato il suo ruolo di responsabile della politica monetaria, ma d’altra parte conserva una rilevanza strategica per la regolamentazione e la vigilanza del settore bancario nazionale. Per quanto non esistano vere nomine “politiche” in Italia su questo piano, Meloni avrà comunque modo di “plasmare” l’establishment finanziario. Obiettivo considerato impossibile fino all’ottobre scorso.

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