Manca meno di un mese alle elezioni politiche del 25 settembre. I sondaggi segnalano la vittoria alla portata della coalizione del centro-destra. All’interno di essa, primo partito sarebbe Fratelli d’Italia. Secondo la regola che si sono dati da anni gli alleati, chi prende un voto in più fa il premier. Per questa ragione, Giorgia Meloni è considerata da settimane il presidente del Consiglio ‘in pectore’ dopo Mario Draghi. La prima donna a ricoprire tale carica nella storia d’Italia. I mercati finanziari restano guardinghi.

Non hanno apprezzato la caduta del governo Draghi e temono che il centro-destra avrà scarsa cura dei conti pubblici. Per non parlare di alcune posizioni filo-russe in Forza Italia e Lega.

Mercati guardinghi

Ma Meloni ha cercato in tutta questa campagna elettorale di diradare le nubi. Ha fatto appello agli alleati alla prudenza nelle promesse agli elettori, affinché siano credibili e sostenibili. Ha altresì rassicurato i mercati circa l’intenzione di mantenere in ordine i conti pubblici, attraverso un’intervista a Reuters della scorsa settimana. Infine, si è fatta garante della posizione anti-russa dell’Italia sotto il suo eventuale governo.

Adesso, manca il passo formale: l’incontro con i big della finanza internazionale. Le indiscrezioni vogliono che Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, stia preparandone uno alla City di Londra. Lì, Meloni incontrerebbe a breve le principali banche d’investimento per spiegare il suo programma e rassicurare sulla tenuta fiscale del Bel Paese. I finanzieri, si sa, non hanno pregiudizi verso nessuno. Guardano ai fatti e, ancora prima, alle parole.

Cosa dirà Meloni alla City

Le argomentazioni che Meloni sosterrà in suo favore non è detto che saranno rese pubbliche, così come non sappiamo ancora se pubblico sarà l’incontro stesso o se si apprenderà di esso attraverso ricostruzioni informali. C’è di sicuro che la papabile prima premier donna dovrà garantire alla finanza diverse cose.

In primis, che il taglio delle tasse non avverrà mai in deficit. Secondariamente, che il suo governo punterebbe al pareggio di bilancio nell’arco di una legislatura. Terzo, che le riforme economiche legate all’ottenimento dei fondi del PNRR non siano in dubbio. Quarto, che ci sarà un cambio di passo sui bonus e, in generale, sulla distribuzione delle risorse.

Tra reddito di cittadinanza e sussidi di ogni tipo, in Italia gli unici fessi rimasti sono coloro che lavorano e fanno impresa. Il governo di centro-destra dovrà picconare questa economia assistenzialistica costruita nell’ultimo decennio dai governi a marchio PD e nell’ultimo triennio anche dal Movimento 5 Stelle. Ci sono decine di miliardi di euro di risorse disponibili per tagliare le tasse e ridurre il deficit pubblico. Queste vanno semplicemente spostate dall’assistenza al lavoro e alla produzione. Se Meloni sarà in grado di trasmettere queste semplici concetti ai finanzieri che incontrerà, molti dei dubbi che ancora aleggiano sulla sua persona verranno meno. Lo spread lo si spegne con una rivoluzione nell’approccio alla cosa pubblica, non elemosinando aiuti a BCE e Commissione.

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