Il caso Cipro riapre un dibattito mai sopito sulla crisi dell’Euro e sulla tenuta dell’Eurozona. I tedeschi minacciano di non avallare il piano di salvataggio della UE, ma un default di Nicosia aprirebbe uno scenario apocalittico per l’unione monetaria. Da tempo la Germania viene indiziata di volere provocare la rottura dell’Eurozona, tanto che si vocifera che in Svizzera abbia affidato in segreto a due aziende il compito di ri-coniare il vecchio marco. Fantasie a parte, che Berlino valuti l’opportunità di uscire dall’euro non è un’invenzione giornalistica (In Germania cresce il fronte anti-Piigs, Eurozona rischia la rottura?).

Ma a differenza di un paio di anni fa, pare che il governo tedesco stia considerando l’opportunità di dividere l’unione monetaria in due aree: un Euro del Nord Europa e un Euro del Sud Europa. La prima includerebbe Germania, Austria, Olanda, Lussemburgo, Finlandia e Francia, la seconda Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Una moneta debole del Sud contro una forte del Nord.  

Uscita Germania Euro: Alternativa per la Germania è il M5S tedesco?

E il malcontento verso l’euro in Germania è così forte che è uscito allo scoperto un gruppo di economisti e imprenditori tedeschi, guidato dall’ex presidente della Confindustria, Hans-Olaf Henkel, che punta alla fuoriuscita dall’Eurozona di Berlino tramite un referendum popolare. Una proposta non dissimile da quella avanzata da Beppe Grillo in Italia. Nonostante non tutti concordino sul successo di “Alternativa per la Germania” alle elezioni federali di settembre, essendo scarso il tempo necessario per organizzarsi, il solo annuncio della nascita del movimento euro-scettico sta facendo tremare il governo tedesco, che teme di essere travolto da una svolta a destra dell’elettorato più insoddisfatto di come stiano andando le cose in Europa.  

Uscire dall’Euro: fino a che punto si spingeranno i tedeschi? Alternative per la Germania

Il partito di Angela Merkel, il conservatore CDU-CSU, tuttavia, ribadisce che un’alternativa all’euro sarebbe possibile, ma contraria agli interessi tedeschi.

Il motivo non è difficile da comprendere. Un euro del Nord Europa o un nuovo marco tedesco si apprezzerebbe di circa il 40%, rispetto al livello attuale dell’euro. Ciò produrrebbe un grave contraccolpo all’export teutonico, che per quanto in via di sviluppo verso l’Est del mondo, si fonda ancora per il 40% sugli sbocchi verso le altre economie dell’Eurozona. A ciò bisogna aggiungere il fatto che tutti gli investimenti tedeschi all’estero sarebbero svalutati, perché denominati in una valuta che avrebbe nel frattempo perso valore verso il nuovo marco o il super-euro. Infine, gli stessi crediti che i tedeschi vanterebbero in euro (bond pubblici degli stati del sud, crediti della Bundesbank verso gli altri istituti centrali, etc.) sarebbero a rischio, perché se è vero che formalmente lo stato italiano, ad esempio, dovrebbe rimborsare alla scadenza e al valore nominale il bond in euro in mano a un risparmiatore o investitore istituzionale tedesco, è altresì pacifico che difficilmente sarebbe in grado di sostenere l’onere, a causa di un monte-debiti che si sarà nel frattempo accresciuto per effetto della rivalutazione dell’ex euro. A meno di non procedere a un irrealistico tasso di cambio di 1 a 1 tra l’attuale e la futura moneta del Sud Europa, ma con inevitabili ripercussioni negative sui creditori del Nord. Insomma, i tedeschi sanno per primi che un conto è tirare la corda e giocare a fare i primi della classe, un altro è portare il discorso alle dovute ed estreme conseguenze. La fine dell’euro sarebbe per Berlino un grande danno, avendo goduto per oltre un decennio di una moneta più debole del marco, in grado di rilanciare l’export senza creare tensioni inflazionistiche.
Ma anche il mantenimento della situazione attuale è ormai improponibile. Monta una fortissima rabbia sociale, politica ed economica degli stati del Sud, che si sta esprimendo in un travolgimento dei quadri politici locali (vedasi Grecia e Italia) e in un rischio evidente di deriva anti-istituzionale e anti-UE. Il giocattolo si sta rompendo e forse ripararlo non sarà nemmeno possibile. La Germania punta realmente a rompere l’Eurozona, ma spera che siano gli altri a fare il primo passo. Berlino vuole evitare di passare alla storia come colei che ha sfasciato tutto. Ancora una volta.