L’inverno sta entrando nel suo ultimo mese per quest’anno e, con tutti gli scongiuri del caso, possiamo affermare di averlo superato senza problemi sul fronte della crisi energetica. Il prezzo del gas alla borsa di Amsterdam è sceso ieri sotto i 50 euro per Mega-wattora dopo un anno e mezzo. Per trovare un valore simile dobbiamo tornare indietro, infatti, all’1 settembre del 2021. Un trend che farà felici famiglie e imprese, alle prese da oltre un anno con il caro bollette.

Questo trend suggerisce che le bollette saranno verosimilmente tagliate anche per il mese di febbraio. A gennaio l’authority le aveva tagliate del 34,5% per il mercato tutelato.

La discesa ha a che fare con i bassi consumi di gas di questi mesi. Il clima mite e le misure di austerity adottate dai governi fanno sì che gli stoccaggi in Europa siano ancora pieni per il 65%, un dato ben superiore alla media decennale di questo periodo al 54%, ai massimi storici. Nell’intero 2022, avremmo risparmiato 7-8 miliardi di metri cubi, il 10% dei consumi dell’anno precedente. L’abbassamento dei prezzi per gas e petrolio ha già fatto tornare in attivo la bilancia commerciale italiana dopo che era passata in territorio negativo dalla seconda metà del 2021. A novembre, il saldo era stato positivo per 1,4 miliardi, a dicembre di altri 1,1 miliardi.

Prezzo gas giù e saldo export-import su

Il valore delle esportazioni supera nuovamente quello delle importazioni e ciò ha contribuito già nel terzo trimestre a limitare il calo del PIL allo 0,1% rispetto al trimestre precedente. Di questo passo, la domanda estera tornerà a contribuire positivamente alla crescita dell’economia italiana. Nel corso del 2022, era stata sostenuta dalla domanda interna, ovvero da consumi e investimenti. Se nel 2021 avevamo chiuso la bilancia commerciale in attivo di 40 miliardi, nel complesso dello scorso anno abbiamo registrato -31 miliardi.

In pratica, il caro energia ci è costato qualcosa come oltre una settantina di miliardi, più del 3,5% del PIL.

Non ci sarebbe stato solo il clima mite a far ripiegare i prezzi del gas. A dicembre, dopo mesi di trattative e litigi tra gli stati, il Consiglio europeo approvò l’introduzione del price cap. E’ appena entrato in vigore, ma per fortuna non ve ne sarà bisogno, almeno in questa fase. Il tetto era stato fissato volutamente a livelli alti per non interferire con i processi di formazione dei prezzi, al fine di evitare una riduzione dell’offerta con conseguenze drammatiche per l’economia europea. L’accordo avrebbe persuaso gli speculatori dal continuare a puntare sui TTF per ottenere un guadagno dal rialzo dei prezzi.

Tuttavia, più che il price cap ad avere fatto crollare il prezzo del gas è stata la determinazione dell’Unione Europea a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Sono aumentate le importazioni dagli altri fornitori come l’Algeria e anche di LNG, il gas naturale liquido, in arrivo tra l’altro dagli Stati Uniti. Dall’apice toccato alla fine di agosto, il prezzo del gas è così crollato dell’85%. Un bel risparmio anche per i governi, chiamati a fornire minori sussidi all’economia. E poiché i minori costi dell’energia agevolano la discesa dell’inflazione, le prospettive diventano anche più rosse sul fronte tassi d’interesse.

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