Nel terzo trimestre di quest’anno, gli acquisti di oro nel mondo sono stati per appena 123 tonnellate. E’ il dato pubblicato da World Gold Council e che risulta essere il più basso dal 2004. Nel dettaglio, si è registrata una fuga dagli ETF per ben 227 tonnellate, più che compensata da acquisti di oro fisico per 350 tonnellate. Il risultato è evidente: da inizio anno, le quotazioni internazionali sono scese del 10%. Un paradosso, se si pensa che il 2022 sarà ricordato come l’anno in cui l’inflazione fece il grande ritorno dopo decenni di inabissamento.

Cresciuta concorrenza dei bond

Abbiamo più volte chiarito i termini della questione. I prezzi dell’oro sono in dollari e proprio il dollaro quest’anno si è apprezzato mediamente di circa il 17-18% contro le altre valute. Per questo, chi nell’Eurozona ha acquistato il metallo a inizio gennaio, oggi risulta essere in possesso di un asset rivalutatosi in euro.

C’è anche il rialzo dei rendimenti a colpire l’oro. I titoli di stato in tutto il mondo sono diventati molto più remunerativi, ragione per cui il “safe asset” per eccellenza ha subito una concorrenza spietata negli ultimi mesi. Basti pensare che il T-bond americano a 10 anni è passato da 1,65% di inizio anno fino al picco del 4,23% di ottobre.

Corsa all’oro tra banche centrali

Ma sempre nel corso del terzo trimestre è accaduto che da parte delle banche centrali siano arrivati acquisti per 399 tonnellate, più del doppio rispetto alle circa 180 tonnellate del secondo trimestre. Non tutti gli istituti dichiarano i loro movimenti. E, in effetti, dai calcoli restano “scoperte” 300 tonnellate. Non si sa chi le abbia acquistate.

Sappiamo, però, che la Banca Popolare Cinese non aggiorna i suoi dati ufficiali con costanza. L’ultimo aumento fu segnalato nel 2019. Ed emerge che quest’anno la Cina ha importato dall’estero 902 tonnellate, mentre ne ha consumate 601.

Le restanti 300 tonnellate potrebbero essere andate proprio nei caveaux della banca centrale. Per non parlare della Russia, secondo estrattore di oro al mondo. Con l’invasione dell’Ucraina è probabile che la Banca di Russia stia trattenendo parte del metallo per aumentare le proprie riserve auree e sostenere così la credibilità del rublo, inizialmente precipitato ai minimi storici contro il dollaro e ripresosi alla grande solo dopo l’annuncio del suo aggancio (temporaneo) all’oro.

In Asia è sfida al dollaro

Tuttavia, i dati ufficiali ci dicono che quest’anno le riserve di oro della Russia sono rimaste stabili, non aumentate. D’altra parte, essi potrebbero non riflettere la realtà, anche perché l’opacità è elevata a Mosca. Infine, teniamo presente che in questi mesi esistono paesi che stanno uscendo vincitori dalla crisi dell’energia. Sono gli stati del Golfo Persico come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, ecc. Che fine stanno facendo gli enormi afflussi di dollari a seguito del boom delle esportazioni di petrolio e gas? Probabile che, in considerazione delle condizioni negative sui mercati finanziari, i fondi sovrani stiano deviando parte degli acquisti a favore dell’oro.

In definitiva, gli investimenti privati nell’oro sono stati i più bassi da quasi venti anni a questa parte nel terzo trimestre. Al contempo sono più che raddoppiati quelli delle banche centrali per mano di uno o più acquirenti ignoti. Le piste, tuttavia, portano in Asia. Non è un mistero che in questa parte del mondo si guardi con crescente scetticismo e nervosismo al sistema finanziario dollaro-centrico. L’oro è la valuta sicura per eccellenza. Chi ne possiede in grandi quantità, può farsi rispettare nel mondo.

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