La scorsa settimana, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha visto crescere i depositi a vista di altri 5,8 miliardi a 608,8 miliardi di franchi. I depositi a vista sono considerati un’approssimazione degli interventi dell’istituto sul mercato dei cambi per indebolire il franco. E solamente a marzo, risultano saliti di 13 miliardi, mentre nell’ultimo mese il saldo è di +16,6 miliardi. Sempre la scorsa settimana, la BNS ha tenuto invariati i tassi al -0,75%, lanciando l’allarme Coronavirus per le sue implicazioni economiche e sociali in Svizzera, nonché ribadendo di tenersi pronta a intervenire per stabilizzare il cambio sul forex.

Il franco svizzero è fermato dalla banca centrale, che raddoppia l’assegno allo stato

Quest’anno, il franco svizzero contro l’euro si è apprezzato di quasi il 3%, attestandosi a un cambio di 1,054 ieri, ai livelli più forti dall’estate del 2015, vale a dire dai mesi successivi alla fine del cambio minimo. Questo venne introdotto nel settembre 2011 e difeso fino al gennaio 2015 a 1,20, ma gli afflussi dei capitali nel paese alpino furono così ingenti da dissuadere il governatore Thomas Jordan dal continuare a tenere il “peg”. In quella fase, nel giro di 5 mesi i depositi a vista crebbero di 35 miliardi, cioè di circa il 10%.

In valore assoluto, la crescita dell’ultimo mese appare ben più sostenuta di allora, sebbene nel frattempo i depositi a vista siano cresciuti di oltre 200 miliardi. Sappiamo che la BNS punta a limitare i suoi interventi a non oltre 10 miliardi a settimana e che intende difendere il cambio minimo ufficiosamente fissato 5 anni fa di 1,05. Ad oggi, è riuscita a contenere l’apprezzamento del franco contro l’euro, ma fino a quando ne sarà capace? I flussi di capitali che si dirigono in Svizzera appaiono mossi da due motivi: speculazione e in cerca di protezione. I primi scontano il raggiungimento del massimo grado di accomodamento monetario da parte della BNS, che avendo già i tassi più negativi al mondo difficilmente riuscirà a tagliarli a livelli ancora più bassi.

Flussi di capitali in Svizzera

E così, dato che tutte le altre banche centrali principali stanno tagliando i tassi e la stessa BCE si accingerebbe a farlo al prossimo board, la politica monetaria elvetica diventa relativamente meno espansiva. Inoltre, la tempesta economica che sta travolgendo le economie europee e scatenata dall’emergenza Coronavirus minaccia la stabilità dell’Eurozona, una unione monetaria tra 19 stati con sistemi fiscali quasi del tutto autonomi, incentivando la fuga verso i porti sicuri come la Svizzera.

Ne è prova che la curva dei rendimenti sia implosa. Il bond più longevo emesso dalla confederazione, quello che scade nel giugno 2064, offriva ieri il -0,32%, molto meno del -0,03% di inizio anno. E un paio di settimane fa aveva toccato il minimo storico del -0,57%. Chi lo acquistasse oggi dovrebbe mettere in conto una perdita certa alla scadenza di circa il 14% del capitale investito. Il decennale viaggia in area -0,40%, meno del -0,38% del Bund di ieri, segnalando come il mercato si attenda un rafforzamento del franco contro l’euro anche nel lungo periodo.

Perché il franco svizzero si rafforza con i rendimenti dei bond sempre più negativi?

Difesa del cambio ad oltranza?

E la Svizzera non può permettersi un cambio costantemente sopravvalutato. A febbraio, l’indice dei prezzi già segnava una contrazione annua dello 0,1%. E ancora le quotazioni del petrolio non avevano subito il tracollo accusato a marzo. Trattasi di un’economia orientata alle esportazioni, le quali incidono per il 45% del suo pil. Di queste, oltre il 35% si hanno nell’Eurozona. Il “super franco” rischia, quindi, di trascinare l’economia alpina in un mix tra deflazione e bassa crescita, ragione per cui Jordan certamente non vorrà abbandonare la difesa anche di questo cambio informalmente limitato a 1,05, anche perché la credibilità della BNS verrebbe messa seriamente a rischio.

Questo richiederà, comunque, interventi tendenzialmente illimitati sul mercato valutario, con accumulo massiccio di riserve, già superiori al pil svizzero stesso, con rischi crescenti per la stabilità finanziaria nel medio-lungo termine. A ciò si aggiunge il monito della Casa Bianca, che ha metto il franco sotto osservazione e si tiene pronta a tacciare la BNS di manipolazione del cambio, con conseguenze indesiderabili sulle relazioni commerciali tra Svizzera e USA. Anche per questo, il mercato scommetterebbe sull’incapacità e inopportunità per il governatore di difendere anche questo muro apparentemente invalicabile di 1,05 contro l’euro.

Perché il franco svizzero è nella lista nera di Trump e cosa rischia l’economia alpina

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