Lo scorso giovedì, la BCE ha riunito il suo board per discutere e decidere sulle prossime mosse di politica monetaria nell’Eurozona. Pur avendo lasciato i tassi d’interesse invariati, ha annunciato il loro rialzo sin dal board di luglio e possibilmente in misura ancora più drastica a settembre. Inoltre, gli acquisti di bond con il “quantitative easing” saranno cessati dopo giugno. In conferenza stampa, il governatore Christine Lagarde è stato a dir poco non convincente, se è vero che i mercati siano andati giù, cioè cambio euro-dollaro, bond e borse.

In teoria, almeno l’euro si sarebbe dovuto rafforzare. In effetti, tassi d’interesse più alti significano maggiore propensione al risparmio, cioè minore liquidità in circolazione e attrazione dei capitali dall’estero a caccia di impieghi più redditizi.

Il flop comunicativo di Lagarde (BCE)

Invece, prima del board il cambio euro-dollaro stava a 1,07. Ieri, era sceso a 1,042. In pratica, il cross ha ripiegato nuovamente verso i valori minimi da un ventennio a questa parte. Com’è stato possibile questo apparente controsenso? La risposta sta nell’andamento speculare del dollaro, che nello stesso frangente ha guadagnato mediamente quasi l’1,5% contro le altre principali valute.

L’inflazione americana è risultata a maggio superiore alle attese e persino in accelerazione rispetto ad aprile, all’8,6%. Si tratta del dato più alto dal 1981. Un’altra era finanziaria, economica e geopolitica. La Federal Reserve sarà verosimilmente costretta ad alzare i tassi ancora più velocemente e/o più in alto del previsto. Per fine anno, le attese sono ormai per un costo del denaro al 3,50% dall’attuale l’1%. Complicato dare vita a una stretta così vigorosa senza mandare l’economia americana in recessione. Ma non ci sono alternative, tranne che tollerare l’elevato rialzo dei prezzi al consumo. Questo spinge l’intero pianeta a comprare dollari per mettersi al sicuro da una possibile crisi.

Si potrebbe eccepire, dunque, che l’indebolimento del cambio euro-dollaro rifletta più che altro dinamiche americane, sfuggenti al controllo della BCE. Sì e no. Senz’altro Lagarde non può decidere per il suo collega Jerome Powell, ma d’altra parte il suo è stato un capolavoro di confusione con l’annuncio di un rialzo dei tassi accompagnato da possibile “flessibilità” in fase di reinvestimenti con il PEPP per ridurre la frammentazione monetarie nell’Eurozona. In pratica, ha detto tutto e niente. Manca lo scudo anti-spread che i mercati avevano parzialmente scontato.

Cambio euro-dollaro tra recessione e tassi

Attenzione, Lagarde ha messo la faccia per un board che nel suo complesso appare inadeguato, complici le divisioni tra Nord e Sud Europa, riflesso di un diverso andamento delle economie nazionali. Fatto sta che i timori circa una nuova crisi dei debiti sovrani tra i PIGS stanno affievolendo le aspettative di crescita dell’area per i prossimi trimestri. Ed è anche questo che sta indebolendo il cambio euro-dollaro. In pratica, la BCE potrà alzare i tassi quanto vuole, ma a parte che inizierà molto tardi, rischia di doversi fermare quasi subito per i contraccolpi che accuserà almeno parte dell’economia dell’area. Nessuno realmente capisce quanta seria potrà essere la lotta all’inflazione senza un piano per ridurre la frammentazione monetaria tra mercati nazionali.

[email protected]