Anche le “colombe” più tenaci come Fabio Panetta dentro la Banca Centrale Europea (BCE) si sono arrese al fatto che i tassi d’interesse continueranno a salire. E spingendosi fino a raggiungere probabilmente i massimi storici. Il mercato prende nota e ormai le aspettative sull’Euribor a 3 mesi confermano questa sensazione. Questo tasso è già salito a ridosso del 2,70% dal -0,57% a cui viaggiava a inizio 2022. Per i futures, che altro non sono che contratti stipulati tra privati sulla base di scommesse sull’andamento futuro, raggiungeranno il 3,75% entro il mese di settembre.

Euribor 3 mesi

Euribor segnala tassi BCE record

Poiché questo tasso riflette il tasso sui depositi bancari applicato dalla BCE, ciò significa che questi salirà al massimo storico toccato per pochi mesi a cavallo tra il 2000 e il 2001, cioè agli albori dell’euro. E il tasso di riferimento dovrebbe così portarsi al 4,25%, anche in questo caso ai massimi a cui fu mantenuto tra il 2000 e il 2008. Fu tagliato solo dopo la crisi mondiale scatenata dal fallimento di Lehman Brothers.

Al board di inizio febbraio, i tassi di riferimento sono stati portati dalla BCE al 3% e quelli sui depositi bancari al 2,50%. Erano rispettivamente a zero e -0,50% fino al luglio scorso. Nella sua pur breve storia, l’istituto non aveva mai adottato una stretta monetaria così veloce. Le implicazioni per il mercato dei prestiti e mutui sono chiare e tutte negative per i prossimi mesi. Il costo del denaro sarà più alto. Le banche aumenteranno i tassi d’interesse sui nuovi mutui e sui mutui a tasso variabile già erogati. E verosimilmente ridurranno i prestiti per minimizzare il rischio di inadempienze.

Rate mutui sempre più alte

Prendiamo un mutuo a tasso variabile da 100.000 euro contratto in questi giorni con spread a 100 punti base (1%) per 25 anni. In questo momento, il TAEG risulterebbe al 3,70%. Da qui a settembre, stando alle previsioni, si porterebbe al 4,75%.

La rata mensile s’impennerebbe da 511 a 570 euro, cioè dell’11,5%. Per il mutuo a tasso fisso il discorso diventa un po’ più complicato. I tassi Eurirs risentono più delle aspettative d’inflazione che non delle condizioni monetarie di breve periodo. E può benissimo accadere, com’è già accaduto negli ultimi mesi, che un rialzo dei tassi BCE “raffreddi” tali aspettative e paradossalmente contragga i tassi a lungo termine.

Cercando di misurare le attuali aspettative d’inflazione in Germania, principale economia europea, dal mercato dei Bund emerge che esse siano al 2,40% in media per i prossimi dieci anni. Si tratta di un valore significativamente superiore al target BCE del 2%. E questo implica per Francoforte la necessità di intervenire per evitare che le aspettative si disancorino stabilmente. Dunque, l’Euribor a 3 mesi al 3,75% da qui a sei mesi non sarebbe un abbaglio, bensì la presa d’atto che, prima di essere cessata, la stretta sui tassi sarà ben più dolorosa delle previsioni passate.

A quando taglio dei tassi?

Per i titolari di mutui a tasso variabile, però, il vero dato è un altro, ossia la permanenza dell’Euribor ai livelli massimi. Entro la fine dell’anno prossimo, il mercato si aspetta una discesa al 3,10%. E a fine 2025 scenderebbe ancora al 2,85%. Prendiamo questi dati “cum grano salis”, consideriamoli più una semplice tendenza. Il taglio dei tassi avverrebbe intorno alla metà del 2024 e non sarebbe drastico. Ma tutto dipenderà dall’evoluzione dei dati macro, a partire proprio dall’inflazione. Per il momento non sarebbe credibile fare previsioni sul dopo-stretta.

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