Il nuovo Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, ha le idee ben chiare sia per quanto concerne la politica interna ed estera, sia per quanto concerne le linee guida da dare all’economia francese, con un pizzico di protezionismo, per far contenta la destra, e tanto europeismo (finanziario, al di là dei proclami), per non suscitare timori a Bruxelles e accontentare i sereni progressisti, un tempo di sinistra oramai di destra anche loro. Durante la manifestazione dell’8 maggio 2017, oscurata dai media ma molto partecipata e che rappresenta sicuramente l’immagine di una Francia né con le banche né con i neofascisti (lepenisti), il motto contro Macron è stato: ‘Notre projet, pendre le banquier’, ‘il nostro progetto, impiccare il banchiere’.

Al di là della boutade della manifestazione, quali sono i ‘piccoli’ segreti (finanziari) dell’ascesa di Macron?

Qui, un approfondimento: Macron, insediamento spettacolare e primi problemi: il caso della fabbrica francese ‘minata’ dagli operai.

Quei presunti conti alle Bahamas, le malignità e il banchiere Emmanuel Macron

La Le Pen, consapevole di non poter nulla contro il giovane avversario, che aveva ricevuto l’endorsment sia della destra gollista che della ‘sinistra’ (gli apostrofi sono di dovere) rappresentata dal partito di Hollande, aveva detto, durante un confronto pubblico, ‘Non vorrei, monsieur Macron, che nei prossimi giorni venisse fuori la notizia di un suo conto segreto alle Bahamas’. Una malignità, certo, volta soprattutto a raccogliere qualche consenso in più a destra e sinistra, eppure qualche segreto il francese innamorato della sua prof ce l’ha e sono proprio i quotidiani francesi a voler approfondire il periodo in cui, per quattro anni, Macron ha lavorato alla Rothschild. E qualcosa inizia a spuntare fuori, ma nulla (ancora?) riguardante conti segreti in paradisi fiscali.

Qui, altro focus: Perché Macron può fare più male che bene all’Italia.

Amicizie importanti, affari e carrierismo: Emmanuel Macron ‘sotto inchiesta’

L’enfant prodige Emmanuel Macron acquista il posto alla Banca Rothschild grazie ad amicizie influenti risalenti al periodo in cui era stato chiamato nella Commissione Attali di Sarkozy.

Fino a questo punto, niente di male, soltanto il classico rapporto tra potere finanziario e potere politico. Poi, spunta il primo grande caso – uno degli affari migliori siglato dal giovanissimo Macron: dopo aver appioppato una finanziaria sull’orlo del fallimento, Cofadis, al Credit Mutuel, grazie alle sue ‘conoscenze’ (il caso Banca Etruria non è mica solo roba italiana), vende la divisione alimenti e latte per l’infanzia della Pfizer non alla Danone francese ma alla Nestlè – cosa c’è di strano? Nulla, se non che uno degli amici ‘potenti’ di Macron è il presidente della Nestlè, Peter Brabeck: due piccioni con una fava, rinsaldamento di un’amicizia ‘importante’ e nuovo cliente per la Banca Rothschild. E, forse, secondo i più maliziosi, qualche conto alle Bahamas.

E poi, proprio negli ultimi giorni, è stata sollevata la questione della crisi di Le Monde, quando Macron avrebbe fatto il ‘doppio gioco’ (con tanto di testimonianze da parte dei diretti interessati) tra gli spagnoli che volevano acquisire il gruppo editoriale e la cordata francese che aveva la medesima aspirazione.

Insomma, ‘è il potere bancario, baby’ direbbe qualcuno: e, soprattutto, l’idea che la politica stia diventando sempre di più il comitato sorridente e dalla faccia pulita del grande capitale finanziario.