Proteste nelle fabbriche in tutta Italia da parte degli operai costretti a lavorare nonostante l’emergenza coronavirus. I giorni scorsi  Fim, Fiom e Uilm avevano chiesto misure di sicurezza per i dipendenti per fronteggiare l’emergenza sanitaria mentre i dipendenti hanno intavolato degli scioperi per la mancanza di mascherine o per l’impossibilità di mantenere le distanze a lavoro. 

Proteste nelle fabbriche italiane

Nella giornata di oggi è prevista una convocazione per industriali e sindacati da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte per discutere dei protocolli di sicurezza nelle fabbriche e per salvaguardare la salute dei lavoratori.

Ieri in molti hanno scioperato per la mancanza di spazi in cui lavorare ossia per mantenere la giusta distanza di sicurezza. Le proteste sono partite dai dipendenti Amazon di Torrazza Piemonte dopo che si è saputo della positività di una dipendente. Le sigle sindacali Filt e Nidil Cgil hanno fatto sapere che “L’azienda è tenuta a garantire la distanza e i dispositivi di sicurezza per lo svolgimento della normale attività lavorativa e per l’utilizzo di luoghi comuni come mensa e spogliatoi, oltre che la sanificazione dei luoghi di lavoro”. 

Tensioni anche nelle fabbriche dell’Emilia Romagna. Il segretario regionale della Fiom dell’Emilia-Romagna, Samuele Lodi, ha parlato di condizioni di sicurezza minime non facilmente applicabili mentre 8 ore di sciopero hanno interessato i dipendenti Fincantieri del Muggiano (La Spezia) e di Ancona. Altre aziende in protesta sono la Toyota Material Handling Manifacturing di Bologna e la Electrolux di Susegana.

Scioperi anche da parte della Ast di Terni con la stessa motivazione. La mancanza di misure di sicurezza da parte dell’azienda mentre i sindacati hanno chiesto la sanificazione degli ambienti mentre nello stabilimento di Leonardo di Grottaglie si lamenta la mancata messa in atto di azioni richiamate per cercare di sconfiggere il virus come sostengono i sindacati.

 

32 ore di sciopero

Nel frattempo la Usb (Unione sindacale di base) ha indetto uno sciopero di 32 ore per tutto il settore dell’industria. Nella nota si legge che “È la risposta alla scelta a metà del governo che, uniformandosi ai voleri di Confindustria spalleggiata dai sindacati concertativi, ha annunciato che fabbriche, centri commerciali, uffici, stazioni, porti, aeroporti, hub e magazzini della logistica restano aperti“.

Fim, Fiom, Uilm riferendosi ai lavoratori spaventati pensano che sia necessario fermare le imprese metalmeccaniche, “a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”.

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