E’ stata una giornata politicamente molto importante in Francia quella di ieri. Il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, 38 anni, si è dimesso, dopo aver incontrato all’Eliseo il presidente François Hollande, lanciando così la sua candidatura per le primarie del Partito Socialista, in vista delle elezioni presidenziali tra otto mesi. L’ex banchiere alla Rotschild e già vice-segretario generale dell’Eliseo per due anni sotto lo stesso Hollande punta a contendere a quest’ultimo la nomination per la gauche.

Macron era stato nominato ministro esattamente due anni fa, prendendo il posto di Arnaud Montebourg, il quale si trovava su posizioni molto più di sinistra di quelle desiderate dal governo e dalla presidenza.

Egli ha impresso una svolta programmatica al ministero, anche se non si è tradotta in numerose azioni concrete. E’ sua la Loi Travail”, la riforma del lavoro per eliminare le 35 ore settimanali, introdotte dai socialisti a fine anni Novanta. Sua è anche la battaglia per impedire che i dipendenti pubblici abbiano la certezza di un posto fisso a vita.

Il ritorno di Sarkozy

Considerato pro-business, Macron è un liberal in economia, considerato il secondo politico più popolare in Francia dopo Alain Juppé, che a sua volta sta tentando la scalata tra i Repubblicani, il partito della destra neo-gollista. Se il primo punta a strappare consensi a destra, Juppé potrebbe risultare più popolare di altri candidati gollisti a sinistra.

Ma quest’ultimo dovrà vedersela con il ritorno di Nicolas Sarkozy, che dopo l’umiliazione della sconfitta del 2012 contro Hollande, adesso sarebbe pronto a ricandidarsi alla presidenza. Non è un caso che l’ex capo dello stato abbia avuto parole sprezzanti contro Macron, ricordando ai francesi che si tratta dello stesso uomo che ha alzato le tasse e che ha collaborato per 4 anni con Hollande, pur fingendo adesso di essere un volto nuovo della politica transalpina.

 

 

 

Sondaggi Francia, Juppé e Macron i più popolari

Sarkozy sarebbe nei sondaggi molto meno popolare di Juppé, ma non è detto che non sarà in grado di batterlo alle primarie. La destra ha l’urgenza di mostrarsi risoluta su temi come la sicurezza, sui quali vi è la feroce concorrenza del Fronte Nazionale, la cui leader Marine Le Pen sarebbe in vantaggio su tutti gli altri al primo turno delle presidenziali. Tant’è, che è proprio Sarkozy a cavalcare in queste settimane la questione del “burkini”, il costume per le donne mussulmane, che copre interamente il corpo e la testa, esternando la sua contrarietà all’uso.

Se a sinistra Macron sconfiggesse Hollande, il presidente uscente non potrebbe nemmeno ripresentarsi come candidato dei socialisti. Il suo movimento “En Marche”, fondato nell’aprile scorso, punta proprio a questo. In ogni caso, a otto mesi dal primo turno non vi è chiarezza su chi saranno i due candidati di destra e di sinistra, tra i quali con ogni probabilità uscirà il nome del prossimo presidente, visto che la Le Pen al ballottaggio non avrebbe speranze di vincere.

E la scommessa di conservatori e socialisti è proprio questa: piazzarsi al secondi posto, alle spalle della leader frontista, nella consapevolezza che al secondo turno, grazie all’unità delle forze tradizionali contro l’estrema destra, il candidato anti-Le Pen vincerebbe quasi certamente. Il prossimo presidente francese non sarà il più popolare, ma colui che sarà riuscito a evitare fratture nel suo partito. E i socialisti potrebbero subire un’emorragia di consensi a sinistra, in favore proprio di quel Montebourg, che presentandosi da indipendente, potrebbe uccidere le speranze della gauche di superare il primo turno.