L’Ecobonus al 110% è legge ormai da qualche mese, ma il mercato non si è ancora messo in moto, in attesa che le linee guida dell’Agenzia delle Entrate diradi qualsiasi dubbio in materia. E le regole che ne determinano il funzionamento sono numerose, complesse e dall’interpretazione non sempre certa. Il pilastro fondamentale su cui si regge l’incentivo per le ristrutturazioni edilizie riguarda la possibilità per il proprietario dell’immobile di cedere il credito alla banca o all’impresa che effettua i lavori, così da poterli realizzare senza sostenere alcun costo.

Superbonus 110% trasformato da incentivo a boomerang per il rilancio economico

Quel 10% eccedente il costo in fattura serve proprio a permettere alle imprese di cedere a loro volta i crediti alle banche, le quali così avrebbero a disposizione un margine certo dall’operazione. Ma la cessione riguarderà crediti per un controvalore di diverse miliardi di euro, che difficilmente realtà bancarie e imprenditoriali di medio-grosse dimensioni potranno accollarsi, non avendo sufficienti debiti fiscali da compensare. In sostanza, si rischia il flop, perché gran parte degli stessi istituti di credito finirebbe per risultare incapiente e non monetizzerebbe i crediti alle imprese e ai proprietari degli immobili.

Da queste considerazioni nasce una piattaforma online realizzata da Workinvoice, in collaborazione con Crif e Pwc. Essa consentirà entro la fine dell’anno ai titolari di crediti fiscali di monetizzarli, cedendoli a terzi. Questi saranno professionisti, cioè essenzialmente banche, ma anche imprese di costruzione, compagnie assicurative e fondi. Si tratta a tutti gli effetti di una borsa online per la compravendita di crediti fiscali, la quale dovrebbe rendere possibile la realizzazione dei lavori di ristrutturazione a costi zero o molto contenuti, facendo in modo che i proprietari degli immobili o le stesse imprese cessionarie entrino in possesso della liquidità necessaria allo scopo e che coloro che volessero ottimizzare la loro posizione fiscale, possano farlo.

Come funzionerà la borsa dei crediti

Banche, imprese, assicurazioni e fondi, infatti, avendo debiti da compensare con i crediti acquistati riuscirebbero ad abbattere le loro esposizioni con il Fisco. Ma a quale scopo? Di certo, l’acquisto dei crediti non avverrebbe al loro valore nominale, bensì a un prezzo ad esso inferiore. Ad esempio, una banca rileverebbe da un cedente crediti per 30.000 euro, pagandoglieli 27.000. La differenza dei 3.000 euro rappresenterà per essa il margine di profitto, dato che a sua volta abbatterà di 30.000 euro il pagamento delle imposte da versare al Fisco.

Questo meccanismo punta a rendere quanto più possibilmente liquido il mercato dei crediti, così che risulti meno rischioso per le imprese e le banche accollarseli. Ma c’è un obiettivo o, se vogliamo, un altro effetto secondario positivo per i proprietari di immobili: si riduce il potere negoziale delle grandi banche come Unicredit e Intesa Sanpaolo, che essendo tra le poche in grado di rilevare crediti in gran quantità, pretendono tassi di mercato non così indifferenti per erogare la liquidità ai cedenti. Essi si aggirerebbero intorno al 6-7%, dopo che già i crediti porterebbero in dote un margine del 10%, la percentuale che eccede il costo in fattura.

Quanto alla certificazione dei crediti, ormai esistono accordi tra banche e grosse società di consulenza come Pwc, che non a caso sta partecipando alla creazione della piattaforma online insieme a Crif, la società che analizza il merito creditizio dei clienti di banche e società finanziarie, segnalando i cattivi pagatori e i protestati. Se questo mercato secondario decolla, l’Ecobonus stimolerà realmente gli investimenti nell’edilizia per l’efficientamento energetico e contribuendo al miglioramento del decoro immobiliare privato. Nel caso contrario, rischia il flop come il bonus vacanze, anche perché i passaggi da seguire sono numerosi e spesso difficoltosi, disincentivando molti condomini dall’avviare l’iter.

Superbonus 110%, case e condomini nelle mani delle banche

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