Uno dei pochi riti che né il tempo, né le trasformazioni sociali e demografiche sono riusciti a scalfire nel Bel Paese è il caffè al bar. Di mattina o dopo pranzo, pomeriggio o sera, ogni momento è adatto perché gli italiani gustino la loro bevanda più amata, meglio se in compagnia di amici o colleghi. E tra qualche settimana, i consumatori abituali rischiano di trovarsi dinnanzi a una cattiva sorpresa: il prezzo di una tazzina potrebbe salire.

Quanto costa oggi prendere il caffè al bar? I prezzi variano moltissimo da città a città, da regione e regione, ma anche tra diverse tipologie di bar.

Ancora oggi è possibile sorseggiare una tazzina per 70 o 80 centesimi in molte aree del Sud, mentre perlopiù si supera il costo di 1 euro e si può arrivare anche a 1,30 euro nelle grandi città. Fatto sta che i ritocchi all’insù per le prossime settimane appaiono molto probabili.

Cos’è successo? Esistono due tipologie di caffè: l’arabica, la qualità migliore; la robusta, qualità più scadente. Va da sé che la prima sia più costosa. Per questo, le torrefazioni sono solite proporre ai clienti miscele tra i due. Quanto più alta la percentuale di arabica, tanto migliori la qualità del caffè e il suo stesso gusto. Ma dall’inizio dell’anno, sia l’una che l’altra hanno subito rincari nell’ordine del 60%. Su base annua, i prezzi sui mercati internazionali sono esplosi ancora più drasticamente: +94% per l’arabica, +67% per la robusta.

Le cause dei rincari del caffè al bar

Il principale produttore di chicchi di arabica è il Brasile. Quest’anno, i suoi raccolti stanno accusando il colpo a causa della siccità e di recente anche delle gelate. Invece, il Vietnam è principale produttore di chicchi di robusta e negli ultimi mesi è in preda al boom dei contagi per via della pandemia.

E così, le consegne sono diminuite. Peccato che da solo il Brasile incida per il 60% dell’intera produzione di robusta nel mondo e il Vietnam per il 40% della produzione di robusta. Fermandosi questi due paesi, i problemi si avvertono.

Peraltro, il 2021 non sarebbe stato un anno di carica. La pianta del caffè presenta cicli di crescita simili a quelli dell’ulivo: un anno di abbondanza, seguito da un anno di raccolti carenti. Questo il mercato lo dà per scontato, mentre le vicissitudini di questi mesi stanno contribuendo a deprimere l’offerta mondiale e a fare esplodere i prezzi. E il boom è esacerbato dal rafforzamento del dollaro contro l’euro di quasi il 5% da inizio anno. Poiché una tazzina contiene 7 grammi di caffè, possiamo calcolare i rincari attesi per le prossime settimane. Se facciamo il confronto con la situazione del mercato di inizio anno, dovremmo stimare 10 centesimi in più per una tazzina di arabica pura e 5 per una di robusta.

Invece, se il confronto lo ponessimo con lo stesso periodo di un anno fa, saremmo dinnanzi a rincari per 13-14 centesimi per l’arabica e di 8 centesimi per una tazzina di sola robusta. Ipotizzando una miscela 50:50, dovremmo supporre che il rincaro medio sarà nell’ordine dei 10 centesimi a tazzina. Su di esso grava l’IVA al 10%. Parliamo di un +15% per le aree in cui ad oggi il caffè al bar è costato di meno e di un +7-10% in quelle con prezzi già in partenza più elevati. Moltiplicando il dato per 365 giorni l’anno, l’aggravio potenziale per un habitué dei bar arriverebbe a 40 euro l’anno.

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