Perché Berlusconi ha votato la fiducia al governo Letta, alla fine? Per un attimo ci è sembrato di assistere a una di quelle scene in cui si attende una dichiarazione di guerra. Con il cuore sospeso, il fiato corto e gli occhi incollati allo schermo. Berlusconi parla; no, non parla più; Schifani parlerà per lui; Berlusconi parla. Così, d’improvviso. Lasciando attoniti un po’ tutti. Perfino quelli del PDL. Perfino i cosiddetti “traditori”. Così come gli esponenti PD e quelli del Movimento 5 Stelle.

Un colpo di scena, come a teatro, che nessuno si aspettava e che ha preso tutti in contropiede.   LEGGI ANCHE Fiducia Governo Letta: dichiarazioni e voto in tempo reale  

Berlusconi: “Voteremo la fiducia al Governo”. Ecco perché

“E’ chiaro a tutti quanti che dopo le elezioni abbiamo ritenuto che l’unica soluzione alla paralisi istituzionale fosse un Governo che mettesse insieme forze del Centrodestra e del Centrosinistra. Arrivammo insieme alla formazione di questo governo. Speravamo allora nel cambiamento del clima di questo Paese. Pensavamo potesse terminare la cosiddetta ‘guerra civile fredda’. Nutriamo ancora questa speranza. Per questo motivo voteremo la fiducia al Governo“. Perché Berlusconi ha fatto dietrofront? E’ questa la domanda che in tanti si pongono. Mentre c’è chi ironizza sul fatto che gli sia stata già promessa la grazia, ci sono altre riflessioni più serie su cui ponderare. Cosa implica il voto di fiducia al governo da parte di Berlusconi? La risposta è molto semplice: continuando su questa strada e allontanando il rischio di nuove elezioni, Berlusconi, insieme alla sua corrente, potrà continuare a fare il bello e il cattivo tempo. Governare e, al contempo, stare all’opposizione. Restare dunque sia nell’una che nell’altra parte. Azzerando l’opposizione di Sel, Lega e M5S, mantenendo un posto nell’altra opposizione, quella degli scontenti e dei più estremisti del Centrodestra, e allo stesso tempo restando saldo al governo, mantenendo una poltrona vitale per il futuro del Paese.

Unendo moderati ed estremisti, gestendo le inevitabili tensioni che si verranno a creare. Prendendosene il merito, ovviamente. E umiliando chi non è d’accordo con lui (leggi: scissionisti). Un semplice spot, una strategia di marketing? Nei sondaggi il Centrodestra sta perdendo quota, e Berlusconi mantiene sempre quel 21% degli elettori, inossidabile, incontrovertibile, immutabile. Nulla cambia di una virgola. Le nuove elezioni adesso rappresenterebbero un rischio elevatissimo. Adesso. Non quando le questioni e i temi caldi del Paese verranno messi sul banco degli imputati e cominceranno a generare importanti discussioni. Quando una parte dell’attuale governo dovrà prendere misure severe e l’altra parte discuterà animatamente prendendo le difese del popolo. Anche questa è una strategia di marketing. Cosa cambia rispetto a prima? Nulla. “Non muoio nemmeno se mi ammazzano”, ha affermato Berlusconi. E forse bisognerebbe cominciare a crederci.   APPROFONDISCI – Berlusconi esce dalla storia. Fine di un’epoca comunque vada   Ma allora perché tutto questo trambusto? L’affaire Berlusconi ha fatto traballare il governo, le borse e i cittadini di un Paese che hanno problemi ben più seri a cui pensare. Perché tutto questa confusione se poi non è cambiato nulla? Forse Berlusconi ha pensato di dimostrare il proprio potere mettendo in scena quella che può essere definita senza problemi una vera e propria pantomima? Il suo peso costante sui mercati e sull’attuale situazione del Paese? Ciò significherebbe aver rivendicato un Paese in ostaggio degli umori di un politico condannato e prossimo alla decadenza. E se fosse questa la verità, ci vengono incontro i proverbi, quelli che bene o male hanno sempre ragione. Se il buongiorno si vede dal mattino…