Il prezzo del gas dall’inizio dell’anno è esploso in Europa del 250%. I numeri sono oramai allarmanti, tanto che il governo Draghi ha iniziato a intervenire per mitigare gli aumenti delle bollette sin dal mese di luglio. Secondo Assoutenti e Movimento Consumatori, le famiglie italiane rischiano di andare incontro a una stangata di 1.300 euro all’anno. L’equivalente di uno stipendio. Di questi, 500 euro deriverebbero dall’aumento diretto delle bollette, mentre altri 768 euro per una famiglia-tipo sarebbero legati agli aumenti indiretti, tra cui dei beni trasportati.

Il fenomeno sta riguardando l’intero Vecchio Continente. Il gas incide per circa un quarto (24,6%) del fabbisogno europeo. In Italia, sale al 39,2%. Ma quali sono le cause di questo aumento abnorme del prezzo del gas? Le risposte sono molteplici. In primis, le quotazioni delle materie prime si sono impennate quest’anno con l’allentamento graduale delle restrizioni anti-Covid, accompagnato dal recupero dei consumi. L’offerta, però, non si è fatta trovare del tutto pronta. Si stima che le riserve di gas in Europa siano oggi di un quarto più basse rispetto a un anno fa.

Tra le cause di questo calo, c’è stata certamente una prima metà dell’anno più fredda del solito. Le famiglie hanno avuto bisogno di riscaldare le abitazioni per un periodo più lungo. Le società hanno attinto alle riserve del gas, confidando che le avrebbero rimpinguate durante l’estate. Ma negli ultimi mesi, complice un’estate poco ventosa nel Nord Europa, l’energia eolica ha contribuito meno al fabbisogno complessivo. Anche in questo caso, si è dovuto fare ricorso alle riserve di gas per sopperire alla minore offerta energetica.

Prezzo del gas, il caso North Stream 2

C’è anche la questione della lotta all’inquinamento. L’Unione Europea vi provvede con un sistema di aste di CO2: le aziende non possono sforare quote prefissate di anidride carbonica da emettere nell’arco dell’anno.

Chi ne avesse ancora bisogno, dovrebbe acquistarle sul mercato dalle aziende meno inquinanti e con a disposizione quote da offrire. Il prezzo di queste per tonnellata è schizzato del 150% in un anno, toccando il record di circa 62,5o euro.

Infine, c’è il capitolo russo. Mosca ha costruito da tempo un gasdotto nel Mare del Nord, che si chiama North Stream 2. Esso arriva fino in Germania e bypassa il territorio ucraino, considerato instabile dal continente per via delle sue forti tensioni geopolitiche con la Russia. Dopo anni di opposizione, l’amministrazione Biden ha dato a sorpresa l’ok al progetto, mentre l’Unione Europea prende tempo. In fondo, il Cremlino resta sotto sanzioni dell’Occidente dal 2014 per l’occupazione della Crimea. Non a caso, le forniture di gas dalla Russia all’Europa tramite Gazprom risultano nettamente diminuite, tanto che l’Agenzia internazionale per l’energia ha fatto appello ad accrescerle per evitare una crisi energetica.

In sostanza, dietro al boom del prezzo del gas si celerebbe anche una disputa tra Mosca e Bruxelles. La prima cercherebbe di fare pressione sulla seconda attraverso le forniture. Accadde già nel 2005, all’epoca del grande scontro tra Russia e Ucraina dopo la rivoluzione arancione. Le alternative di Norvegia e Libia non stanno mostrandosi immediate. La manutenzione degli impianti nelle acque scandinave sta rallentandone le forniture, mentre il paese nordafricano è da anni instabile e molto inaffidabile per via delle tensioni interne. Con l’arrivo dell’inverno, che si teme più freddo delle medie stagionali, l’Europa rischia il grande gelo … dei consumi.

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