Il debutto di Bitcoin come valuta legale nello stato di El Salvador è stato complicato. In poche ore, le quotazioni internazionali sono arrivate a perdere il 17%, scendendo fino a 45.000 dollari. E l’app del governo non ha funzionato a tratti, mentre pochi hanno effettivamente effettuato pagamenti tramite la “criptovaluta”. Ma la bontà dell’esperimento si verificherà con il tempo. E non è neanche detto che i parametri per farlo siano quelli che crediamo.

Il presidente Nayib Bukele ha annunciato a giugno e subito ottenuto dal Congresso che Bitcoin fosse riconosciuto a partire dal 7 settembre come valuta da accettare obbligatoriamente in pagamento da altri privati e con cui poter pagare le tasse, ove lo si desiderasse.

Uno degli obiettivi principali del suo governo ha consistito sin dall’inizio nell’alleviare le condizioni di vita della fascia della popolazione più povera.

Il 70% dei cittadini di El Salvador riceve rimesse da familiari all’estero, emigranti perlopiù residenti negli USA. In moltissimi casi, queste incidono per metà del reddito familiare complessivo. In media, vengono inviati 195 dollari al mese, qualcosa come più della metà del salario minimo legale. In totale, parliamo di 6 miliardi nel 2020, qualcosa come poco più del 24% del PIL. Il problema è che su queste rimesse transfer money e banche applicano commissioni salatissime. Si parte dal 10-12% e si arriva anche al 33%, a seconda della cifra.

Bitcoin per pagamenti veloci, sicuri e a costo zero

Più bassa la somma da inviare a casa, più alta l’incidenza delle commissioni. Poiché il 70% delle famiglie in El Salvador non possiede un conto bancario, la maggior parte della popolazione resta in balia di società come Western Union e MoneyGram. Non solo le commissioni sono altissime, ma il trasferimento di denaro richiede giorni e molti clienti hanno paura che i parenti in El Salvador possano subire furti e violenze al momento della riscossione.

Con Bitcoin, lo scenario è mutato radicalmente. Il governo ha lanciato un’app, chiamata Chivo. Essa consente ai cittadini di ricevere denaro in tempo reale e senza alcuna commissione. Una volta che un emigrante trasferisce loro denaro in “criptovaluta”, essi possono correre immediatamente a incassarlo in dollari presso uno dei 200 ATM fatti installare nel territorio nazionale. Dunque, trasferimenti veloci, più sicuri e senza costi. Secondo il presidente Bukele, grazie a Bitcoin società come Western Union e MoneyGram perderanno 400 milioni di dollari di commissioni all’anno. Qualcuno arriva a ipotizzare che le perdite saliranno a 1 miliardo.

Sarà un caso, ma dall’annuncio di giugno le azioni di Western Union sono scese del 15%, quelle di MoneyGram del 10%. Chiaramente, ci vorrà molto tempo prima che le rimesse siano trasferite tramite Chivo o, comunque, attraverso Bitcoin. E non bisogna sottacere sul rischio di volatilità dell’asset, che spesso arriva a crollare a doppia cifra anche in pochi minuti. Di fatto, i beneficiari rischiano di risparmiare sulle commissioni e di perdere con la conversione, anche se fatta velocemente. Ma almeno dispongono di un’arma con cui affrancarsi dal sistema dei pagamenti tradizionale. E questo è la vera scommessa di Bukele.

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