L’interlocuzione tra il governo italiano e la Commissione europea di questa settimana sul destino di Alitalia è andata bene per ammissione del Ministero dell’Economia. La compagnia aerea è in amministrazione controllata dal 2 maggio 2017. Cesserà di esistere con gli ultimi voli che effettuerà il 14 ottobre di quest’anno. A partire dal 15 ottobre, invece, inizierà a volare ITA (Italia Trasporto Aereo).

Il passaggio è delicato, perché la Commissione europea pretende che tra la vecchia e la nuova compagnia aerea vi sia assoluta discontinuità aziendale.

Ebbene, in virtù di questa impostazione, ITA dovrà partecipare ai bandi di gara per rilevare le attività handling e manutenzione, ma in condizioni di mercato alla pari di ogni altra concorrente. Assumerà 2.800 dipendenti quest’anno, praticamente i piloti e gli assistenti di volo, e altri 5.750 nel 2022. Entro la fine dell’anno prossimo, quindi, dovrebbe salire a 8.550 dipendenti, meno dei 10.000 attualmente in servizio con Alitalia.

Nuova Alitalia con i vecchi vizi?

Nel caso in cui rilevasse anche le attività di handling e manutenzione, le assunzioni crescerebbero ulteriormente. ITA decollerebbe inizialmente con 52 velivoli, di cui 45 destinati al breve e medio raggio e 7 al lungo raggio. Saliranno a 78 nel 2022 e a 105 entro il 2025, di cui 81 di nuova generazione. Quanto alle rotte, saranno 61 quest’anno e 89 entro il 2025. Le destinazioni nello stesso frangente saliranno da 45 a 74. Ma ITA dovrà rinunciare al 15% degli slot a Linate e al 57% di quelli a Fiumicino.

C’è la questione marchio Alitalia. Il bando di gara per aggiudicarselo (costo atteso sui 100 milioni di euro) dovrebbe essere indetto per i prossimi mesi. ITA vi parteciperebbe e, anzi, il governo confida che credibilmente risulterà assegnataria. Affinché ciò sia possibile, però, prima dovrà arrivare la prima delle tre tranche di aumento del capitale da parte dello stato: 700 milioni quest’anno, 400 nel 2022 e 250 nel 2023. Con questa liquidità, ITA parteciperebbe anche alle gare per l’handling e il servizio di manutenzione di Alitalia.

Nei piani del governo, la nuova compagnia dovrebbe tendere a un fatturato di 3,3 miliardi entro il 2025 e al pareggio operativo entro il terzo trimestre del 2023. Al di là dei numeri, l’unica certezza per il momento è che nascerà una compagnia più piccola di Alitalia, chissà se ancora meno ambiziosa. Pochissime le rotte intercontinentali al debutto di ottobre, un grosso limite per una realtà che dovrebbe puntare a superare le criticità dell’azienda in amministrazione controllata per evitare che da qui a qualche anno ci si ritrovi punto e a capo.

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