La data delle elezioni politiche è stata fissata per il 25 settembre. Mancano meno di due mesi e conosceremo (forse) il nome del prossimo premier. All’estero c’è forte attenzione sul nome di Giorgia Meloni, dato che risultano essere alte le probabilità che diventi la prima donna a capo del governo in Italia. E se Palazzo Chigi si avvicina come prospettiva per la leader di Fratelli d’Italia, restano le inquietudini di parte dei mercati finanziari circa la politica economica ed estera dell’eventuale nuovo governo di centro-destra.

Lo spread è salito con la caduta del governo Draghi, sebbene stia rimanendo a livelli accettabili, forse complice il varo del TPI della BCE. C’è da dire, però, che proprio questo avvio di campagna elettorale di Giorgia Meloni starebbe per il momento placando le vendite dei titoli di stato italiani.

La leader della destra italiana ha invitato gli alleati Silvio Berlusconi e Matteo Salvini a fare promesse “realistiche”. Queste parole sono arrivate dopo che l’ex premier aveva lanciato l’idea di una pensione minima di 1.000 euro al mese per 13 mensilità all’anno. Al contrario, Giorgia Meloni non ha fatto alcun proclama mirabolante sinora. E’ vero che i fuochi di artificio si conservano per la fine, ma sembra che la 45-enne abbia deciso di seguire una linea prudente e al contempo rassicurante.

Se ci attenessimo ai dati, non ci sarebbe alcuna ragione per temere la vittoria della destra, anziché della sinistra. Dopo il 2011, ultimo anno di governo del centro-destra, il PIL italiano è diminuito in termini reali, mentre il rapporto debito/PIL è cresciuto di una trentina di punti percentuali. Anche prima della pandemia, il bilancio era decisamente negativo: crescita reale cumulata dell’1% e debito/PIL a +15%.

Le uniche due promesse che dovrà fare Giorgia Meloni

Tuttavia, i mercati finanziari spesso guardano più alle parole e fanno i processi alle presunte intenzioni più che ai fatti.

Se Giorgia Meloni volesse entrare a Palazzo Chigi senza l’assillo dello spread, dovrebbe sin d’ora dire due cose. E la buona notizia per lei sarebbe che si tratta di cose “di destra”. Ella dovrebbe affermare senza ombra di dubbio che l’Italia cercherà di abbattere lo spread non reclamando aiuti da BCE o Commissione europea, ma aiutandosi da sola. Come? Puntando a non fare più debiti. E questo significa che dovrebbe tendere al pareggio di bilancio. Non c’è ricetta più di destra di questa.

I giornalisti le chiederanno come intenda centrare l’obiettivo e la risposta dovrebbe essere solo una: tagliando la spesa corrente improduttiva. In generale, bisognerà mettere un freno alla crescita della spesa pubblica rispetto a quella del PIL. Ma a questa promessa se ne dovrebbe affiancare un’altra, anch’essa molto di destra: “l’Italia di Giorgia Meloni sarà con meno stato e più mercato”. Si cresce liberando le risorse umane e i capitali imprigionati dentro il carcere della burocrazia asfissiante e della tassazione punitiva verso chi investe e produce.

In definitiva, il messaggio che dovrebbe passare sarebbe questo: se Giorgia Meloni vince le elezioni, l’Italia punterà a non fare più debiti e a crescere di più grazie al lavoro e all’impresa, abbattendo burocrazia e inefficienze. Vorrà la leader di Fratelli d’Italia pronunciare queste poche parole per guadagnarsi la fiducia dei mercati? Ha quasi due mesi di tempo per farlo in campagna elettorale.

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