Alla fine l’ha spuntata Mario Draghi. Al G7 di Elmau, Baviera, i capi di stato e di governo hanno sottoscritto un comunicato nel quale s’impegnano a lavorare per trovare un modo di abbassare le entrate della Russia, tra l’altro imponendo un tetto al prezzo del petrolio e studiandone uno per quello del gas. Il premier italiano ha potuto piantare una sua bandierina e i media nazionali gli sono andati dietro come se si trattasse di una vittoria all’atto pratico.

Così non è, ahi noi! L’intento sarebbe positivo: tagliare le entrate delle esportazioni giornaliere in Russia. Da quando l’Ucraina è stata invasa, si stima che l’Europa abbia pagato a Mosca qualcosa come 850 milioni di euro in media al giorno. Hai voglia a imporre sanzioni, se poi sei il primo finanziatore della guerra del nemico.

La vittoria di Pirro di Draghi

Tuttavia, il tetto al prezzo di petrolio e gas non funzionerà. Ed è molto probabile che a saperlo per primo sia Draghi, il quale appare perlopiù alla ricerca di una vittoria mediatica da vendere in patria, in assenza di risultati concreti. La Russia vende già il petrolio a sconto in Asia. Cina e India lo acquistano a 30-35 dollari al barile in meno rispetto alle quotazioni internazionali. Con tutto ciò, i russi continuano a incassare circa il 60% in più dello scorso anno.

Se l’Europa decidesse di imporre unilateralmente un tetto al prezzo del petrolio, la Russia potrebbe decidere di vendere tutto il suo greggio in Asia. Del resto, la stessa Europa ha già imposto l’embargo su gran parte del greggio russo. Dunque, si tratterebbe di una non misura. Quanto al gas, il discorso sarebbe un po’ più complicato. La Russia ci vende il gas attraverso contratti a lunga scadenza da oltre un anno. I contratti spot, vale a dire in balia delle quotazioni giornaliere, sono negoziati in Olanda, al Dutch TTF.

Tetto al prezzo di petrolio e gas inefficace

Il tetto al prezzo del gas potrebbe essere imposto solamente ai contratti spot, ma questi comprendono il gas in arrivo dal Mare del Nord e quello liquefatto. Dunque, sarebbe tecnicamente quasi impossibile. L’unica soluzione sarebbe agire sui contratti a lungo termine, ma a quel punto la rinegoziazione dei prezzi andrebbe concordata, altrimenti la Russia eccepirebbe una violazione degli accordi e ci chiuderebbe i rubinetti del gas. Ammesso che ciò non accadesse, il prezzo non potrebbe sostare troppo al di sotto di quello negoziato sul TTF olandese. Se così fosse, i trader avrebbero buon gioco a dirottarvi parte del gas acquistato dai contratti a lungo termine in Russia. Grazie all’arbitraggio, farebbero grossi profitti.

Ed è pur vero che Cina e India non avrebbero la capacità da sole di rimpiazzare l’Europa sul gas. Ma avendo Gazprom incassato già molto più di quanto non abbia fatto nell’intero 2021, in una fase di guerra la Russia potrebbe decidere di sospendere le forniture per qualche mese per piegarci. Subirebbe un contraccolpo economico sostenibile, ma l’Europa resterebbe al freddo. Draghi lo sa, capisce perché tedeschi e olandesi siano contrari al tetto. Più che combattere battaglie contro i mulini al vento, dovrebbe prepararsi al prossimo inverno.

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