La delega fiscale approda in Parlamento e il governo rischia seriamente di cadere. Il premier Mario Draghi ha fatto sapere di ritenere “conclusa l’esperienza” del suo esecutivo nel caso in cui la maggioranza non approvasse la riforma del catasto, la quale rientra tra le centinaia di misure inserite nel Pnrr per ottenere i fondi europei al 2026. Un ricatto che non è stato recepito per nulla bene dalla Lega, la quale ha fatto sapere che sarebbe da “irresponsabili” minacciare elezioni anticipate durante una guerra.

Forza Italia sta cercando di mediare sull’articolo 6 della delega, quella che prevede un nuovo metodo di calcolo dei valori catastali. Il governo assicura che i nuovi dati saranno a disposizione dell’Agenzia delle Entrate solo dall’1 gennaio 2026 e che, in ogni caso, non saranno utilizzati per mutare la base imponibile relativa agli immobili. Tuttavia, il centro-destra unito, di maggioranza (FI e Lega) e opposizione (FDI), non si fida e vorrebbe che dalla riforma del catasto sparisse formalmente qualsivoglia aumento della tassazione.

Riforma del catasto per aumentare le tasse sulla casa

A cosa servirebbe la riforma del catasto? Ad aggiornare i valori catastali, rimasti fermi al 1989, allineandoli con i valori commerciali. Poiché questi ultimi risulterebbero mediamente doppi rispetto ai primi, a parità di aliquote, aumenterebbe tutta la tassazione sugli immobili. Non solo l’IMU, come si potrebbe credere. Si pensi all’ISEE, alle imposte di successione, donazione, etc. E anche qualora le aliquote fossero proporzionalmente ridotte dallo stato, a rimanere invariato sarebbe il gettito complessivo, mentre la tassazione a carico di alcuni proprietari di immobili aumenterebbe e per altri si ridurrebbe.

Il governo giura che la riforma del catasto servirebbe solamente come “fotografia” del patrimonio immobiliare. Ok, ma finalizzata a cosa? E’ evidente il tranello di Draghi: approfittare dell’attenzione mediatica concentrata sulla guerra in Ucraina per approvare una potenziale stangata sulla casa nel silenzio generale.

Per quanto non si tratterebbe di un aggravio fiscale immediato, questi sarebbe semplicemente rinviato ai prossimi governi. Una misura su cui punta apertamente da anni la Commissione europea, che nei mesi scorsi per bocca del commissario agli Affari monetari, l’ex premier italiano Paolo Gentiloni, è arrivata a chiedere persino la reintroduzione dell’IMU sulle prime case.

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