L’Eurostat ha pubblicato oggi una classifica sulle disparità di reddito tra il 20% più ricco e il 20% più povero della popolazione, rapportando i redditi disponibili dei primi e quelli dei secondi per ciascuno stato membro, al fine di individuare il livello delle disuguaglianze sociali nella UE. Scopriamo grazie a questi dati, che mediamente il quinto più ricco della popolazione europea disporrebbe di 5,2 volte il reddito del quinto più povero. Com’è naturale che sia, però, il dato medio riflette differenze anche piuttosto ampie di stato in stato.

Vediamole e analizziamole.

L’economia meno egualitaria in Europa risulterebbe essere al 2015 la Romania, dove il rapporto tra i due quintili sopra indicati sale a 8,3, il 160% del dato medio continentale. Seguono Lituania (7,5), Bulgaria (7,1), Spagna (6,9) e Grecia (6,5). In fondo alla classifica, invece, troviamo Slovacchia e Repubblica Ceca (3,5), Finlandia e Slovenia (3,6) e Svezia (3,8). (Leggi anche: Disuguaglianze sociali crescenti, ecco cosa porta al feudalesimo finanziario)

Disuguaglianze sociali più alte della media europea in Italia

L’Italia si situa in una posizione media della classifica con un rapporto di 5,8, superiore al dato generale e davanti a Regno Unito (5,2), Germania (4,8) e Francia (4,3), solo per citare le altre grandi economie europee. Questi numeri, che possono essere considerati una buona approssimazione per comprendere le disparità sociali all’interno di ciascuno stato, ci spiegano, anzitutto, che la credenza per cui il mondo anglosassone sia in sé meno egualitario di quello europeo-continentale risulta falsa. I britannici esibiscono un dato in perfetta linea a quello medio UE.

La situazione in Italia non sarebbe così tragica, come forse ce la raccontiamo sul fronte delle differenze di reddito tra le varie fasce sociali della popolazione, anche se tra le grandi economie, a mostrare una disparità reddituale superiore è solo la Spagna, mentre Regno Unito, Germania e Francia risultano economie più eque della nostra. (Leggi anche: Marc Faber: banche centrali causano diseguaglianze)

Il rapporto con la libertà economica

Ma che legame esiste tra le differenze di reddito e il grado di libertà economica di un paese? Generalmente, la risposta intuitiva che la solita vulgata popolare darebbe sarebbe la seguente: più un’economia è improntata al libero mercato, maggiori tendono ad essere le differenze sociali all’interno di essa.

Sarà davvero così? Scopriamolo.

Ogni anno, la Banca Mondiale stila una classifica sulla facilità con cui si può fare un’impresa in ogni paese del mondo, la Doing Business. Più si è alti come posizionamento, maggiore è considerato il grado di libertà economica del paese. L’Italia risultava lo scorso anno per il rapporto al 50-esimo posto, nettamente al di sotto della media UE di 30.

Più libertà economica e minori disuguaglianze di reddito

Analizzando i posizionamenti delle prime e delle ultime cinque economie della classifica sul grado di disparità tra i redditi, scopriamo che la media (semplice) delle prime nel ranking sulla libertà economica è di 37,8, mentre quella delle ultime cinque è di 22,4. Cosa significa? I paesi europei, dove maggiore è la differenza di reddito tra il 20% più ricco e il 20% più povero della popolazione, sarebbero quelli con un minore grado di libertà economica rispetto ai paesi con disparità reddituali inferiori.

Romania, Lituania, Bulgaria, Spagna e Grecia segnalano una libertà economica media del 26% più bassa della media UE, mentre Slovacchia, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovenia e Svezia del 25% in più. A fronte di questi dati, le prime mostrano un livello di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi del 40% più alto della media europea, le seconde del 31% più basso. Mercato e coesione sociale vanno d’accordo più di quanto non pensiamo. Sono i paesi burocratizzati, tartassati e poco liberali in economia a esibire maggiori diseguaglianze.