E’ fissato alle ore 13.00 di lunedì prossimo, 22 gennaio, il termine ultimo per presentare le offerte relative all’assegnazione dei diritti TV per la Serie A, relativamente al triennio 2018-2021. L’apertura delle buste avverrà subito dopo la scadenza del termine, quando si riuniranno i clubs di Serie A per valutare le offerte. Si tratta del secondo bando, dopo che il primo non ha raccolto offerte ritenute soddisfacenti dalla Lega Calcio. Vediamo nei dettagli come saranno suddivisi i pacchetti e quanto potrebbero rendere ciascuno.

Il bando ha suddiviso le 380 partite del campionato in 5 pacchetti, di cui 3 per piattaforma: satellitare (A), digitale terrestre (B) e internet (C). Per ciascuno dei primi due, la base d’asta è di 260 milioni di euro, mentre per il pacchetto C è di 160 milioni. Il vincitore si vedrà assegnate 8 squadre: 4 delle prime 5 classificate, 2 delle squadre tra la sesta e la decima posizione, 1 tra l’undicesima e la diciassettesima posizione e 1 a scelta tra le neopromosse. Le restanti 12 squadre scartate formeranno i pacchetti D1 e D2. (Leggi anche: Diritti TV Serie A, grandi squadre contro piccole sull’offerta del Qatar)

La scelta sarà effettuata dall’assegnatario di uno o più pacchetti tra A, B e C, purché non risulti contemporaneamente anche assegnatario di uno dei pacchetti tra D1 e D2 e che abbia offerto il prezzo più alto. Se ad essersi giudicati i primi 3 pacchetti fossero solo due operatori ed entrambi avessero vinto anche uno dei due pacchetti tra D1 e D2, la scelta verrebbe effettuata da chi avrebbe offerto il prezzo più alto per uno dei pacchetti tra A, B e C. In sostanza, se uno stesso operatore si aggiudicasse due pacchetti tra A, B e C, non si sommerebbero i prezzi offerti per ciascuno, al fine di valutare il prezzo più alto. Infine, lo stesso soggetto non può aggiudicarsi più di due pacchetti tra i primi tre.

I pacchetti “minori”

Quanto ai pacchetti D1 e D2, il primo conterrà 87 partite per una base d’asta di 144 milioni, il secondo 95 partite per un’offerta minima di 166 milioni. In tutto, quindi, la Lega si aspetta di incassare non meno di 990 milioni di euro, ovvero spera di ricavare dalla vendita non meno dei 989 milioni della stagione in corso, di cui 417 grazie a Mediaset e 572 da Sky. E che succede se la cifra non dovesse essere raggiunta nemmeno stavolta? La novità di quest’anno è il bando subordinato. In pratica, la Lega cederebbe tutti i diritti per tutti i pacchetti di cui sopra per 1,05 miliardi a un operatore indipendente, che successivamente dovrebbe rivenderli a terzi a un prezzo maggiore di quello che la Lega non sarebbe riuscita a spuntare.

Non ultimo, la Lega si riserva il diritto di creare un canale TV in proprio per la trasmissione delle partite, nel caso in cui fosse assegnato solo uno dei primi tre pacchetti per piattaforma o qualora la cifra complessivamente incassata risultasse inferiore a quella minima ipotizzata (990 milioni). Ipotizzare, tuttavia, di incassare un miliardo allo stato attuale non sembra molto probabile, anche per la scarsa concorrenza tra i potenziali acquirenti. Oltre a Mediaset e Sky, non sappiamo nemmeno se si farà avanti Telecom, nel quale caso sarebbe interessata al pacchetto C. Da settimane si specula su un presunto accordo con Mediaset, visto che la francese Vivendi risulta azionista di controllo della compagnia e con una quota di quasi il 30% di Mediaset, anche se i due terzi di questa di fatto “congelata” per le rimostranze dell’Antitrust. I due soggetti potrebbero almeno concordare un patto di non concorrenza per la presentazione delle buste per il pacchetto C, in modo da sborsare il minimo possibile e successivamente arrivare a un’intesa per l’integrazione dei contenuti.

(Leggi anche: Mediaset-Vivendi, in gioco reputazione del mercato)

Cosa farà Mediaset?

Mediaset riunirà il suo cda proprio la mattina di lunedì prossimo per decidere l’offerta da presentare qualche ora dopo alla Lega. Il Biscione ha speso per la stagione in corso 417 milioni e considerando che dall’anno prossimo non avrà più i diritti della Champions League, che sono costati la media di 230 milioni a stagione, ciò significa che, in teoria, la società della famiglia Berlusconi disporrebbe di risorse massime da investire per 647 milioni. Con questa cifra, sarebbe in grado, ad esempio, di prendersi due pacchetti per piattaforma per almeno 520 milioni, oppure uno solo tra questi ed entrambi i pacchetti relativi alle squadre scartate. Tuttavia, in questo secondo caso, si ritroverebbe nella disgraziata condizione di non poter scegliere le otto squadre, per cui è verosimile che si concentri solo su uno o due pacchetti per piattaforma, magari puntando al massimo rialzo possibile per uno e offrendo il prezzo minimo richiesto per l’altro.

Per gli analisti, il prezzo minimo per il pacchetto C, ovvero per trasmettere le partite su internet, sarebbe eccessivo, ragione per cui è probabile che non arriveranno offerte maggiori o che, addirittura, non ne arriveranno proprio, lasciando che venga successivamente assegnato a un prezzo inferiore. In teoria, quindi, sempre Mediaset potrebbe offrire i 160 milioni per C e fino a quasi 490 per B, anche se bisogna verificare quanto varrebbe valutato da Cologno Monzese quest’ultimo. Ipotizzando che non si vada oltre i 417 milioni attualmente sborsati, resterebbero i 230 milioni liberati dalla Champions e investendone 160 per il pacchetto C (rivendendolo allo stesso prezzo o a qualche milione in più a Telecom’), confidando che nessun altro ne offrirà di più, arriverebbe a risparmiarne 70, aggiudicandosi le partite più “ricche” sul piano degli ascolti e, quindi, degli incassi, ovvero quasi certamente quelle di Juve, Napoli, Inter, Roma e Milan, anzitutto. Non male per un network, che per appena 78 milioni si è aggiudicato da poche settimane anche il diritto di trasmettere tutte le 64 partite del Mondiale di Russia 2018, pur senza gli azzurri in campo.

(Leggi anche: Stadi Serie A più pieni di tifosi con corsa scudetto aperta)

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