Domani, la casa d’aste Sotheby’s cercherà di vendere a Hong Kong un diamante di ben 101,38 carati, stimato del valore di 15 milioni di dollari. In sé, si tratta già di un evento rilevante, ma l’aspetto di maggiore interesse riguarda il fatto che saranno accettati in pagamento anche Bitcoin ed Ether.

Sarebbe la vendita d’importo più alto al mondo tramite “criptovalute”. Non è, tuttavia, un fatto inedito nel mondo delle aste. Un Bansky è stato battuto a giugno e il pagamento è risultato regolabile in Bitcoin ed Ether.

A febbraio, Christie’s ha consentito il pagamento di un pezzo d’arte digitale in Ether.

Alle aste sono stati battuti pochi diamanti sopra i 100 carati (meno di una decina) e solamente due hanno la forma di pera come quello che sarà venduto domani da Sotheby’s. Ai prezzi di ieri di 34.847 dollari mentre scriviamo, servirebbero 430 Bitcoin per acquistare il diamante. Con Ether (2.382 dollari), servirebbero fino a 6.300 unità.

Bitcoin per un diamante, i rischi

Che una casa d’aste accetti “criptovalute” in pagamento costituisce motivo di interesse. Il fatto in sé dimostra che monete digitali come i Bitcoin vanno incontro a un’accettazione crescente tra gli operatori del mercato. Tuttavia, ci si assume un rischio enorme nell’incassarli per cifre così elevate. Rispetto ai massimi toccati in aprile a 65.000 dollari, oggi il Bitcoin vale poco più della metà. Il “sell-off” ha molto a che fare con i divieti imposti dalla Cina, dove si estraggono fino ai due terzi di Bitcoin, al “mining”.

D’altra parte, il boom delle “criptovalute” nell’ultimo anno ha creato diversi nuovi milionari nel mondo. E questi stanno segnalando di volere investire parte dei portafogli in beni di alto valore come i diamanti e le opere d’arte. In un certo senso, aste come quella di domani di Sotheby’s consentono a quanti si siano arricchiti virtualmente negli ultimi mesi di monetizzare tale ricchezza, investendola in asset più sicuri e tendenzialmente rifugio da crisi e tensioni internazionali.

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