L’Unione Europea è la Cenerentola del mondo avanzato con meno del 6% delle dosi rispetto all’intera popolazione somministrate contro il Covid-19. I dati si riferiscono al sabato scorso e riflettono un andamento molto più lento di stati come il Regno Unito a oltre il 26% e gli USA al 18,5%. Nessun confronto possibile con Israele, che al venerdì scorso aveva somministrato dosi per l’82,40% della popolazione. Sarà quasi certamente il primo paese al mondo a completare la campagna vaccinale e con diversi mesi di anticipo rispetto a tutti gli altri.

Perché i vaccini nell’Unione Europea stanno arrivando con notevole ritardo

Per fortuna, le notizie sulla cattiva gestione delle vaccinazioni nella UE sono state compensate negli ultimi giorni da altre di natura del tutto diversa. E proprio Israele e Regno Unito sono diventati grandi laboratori da cui desumere dati sull’efficacia delle dosi già iniettate. Bloomberg ha riportato che, stando al Ministero della Salute israeliano, Pfizer-BioNTech sarebbe risultato efficace all’89,4% nel contrastare i contagi già dopo la prima dose. E i casi gravi sarebbero scesi ancora più nettamente. Una sola dose del vaccino sarebbe capace di evitare complicazioni nel 99,2% dei casi e la morte nel 98,9%. E c’è di più: pare che il vaccino impedisca anche ai portatori asintomatici di diffondere il virus.

Tre buone notizie, dunque, solamente dagli studi di Israele. Una sola dose farebbe crollare i tassi di contagio, eviterebbe i casi più gravi quasi totalmente e impedirebbe la diffusione del virus per mezzo degli asintomatici. A queste se ne aggiungono altre due, stavolta arrivate da Londra, dove la vaccinazione di massa sta procedendo con le dosi di AstraZeneca, la casa farmaceutica britannica. Qui, si è scoperto che il vaccino diverrebbe più efficace con il richiamo dopo 3 mesi, anziché entro sei settimane. Nel primo caso, l’efficacia sarebbe dell’8,13%, nel secondo scenderebbe al 55%.

Inoltre, una singola dose risulterebbe mediamente efficace nei primi tre mesi dalla somministrazione al 76%.

Le buone notizie dal mondo dei vaccini

Queste conclusioni, pubblicate sulla rivista scientifica The Lancet, sarebbero di estrema importanza per migliorare la gestione delle campagne nazionali. I governi farebbero meglio con AstraZeneca ad effettuare i richiami dopo 3 mesi, anziché dopo i 21 giorni previsti per Pfizer. Ciò consentirebbe loro di coprire con almeno una dose il maggior numero possibile di persone, di fatto immunizzandole fortemente contro il virus. Ciò spiegherebbe il drastico calo dei contagi e dei morti nel Regno Unito rispetto ai picchi di gennaio: -80% e -58% rispettivamente.

In altre parole, se è vero che un paziente non può dirsi vaccinato fino a quando non riceverà due dosi con Pfizer o AstraZeneca, d’altro canto una sola dose sarebbe sufficiente a frenare i contagi e, soprattutto, ad evitare le complicanze e a minimizzare il numero dei morti. Per la UE, un’ottima notizia. Malgrado gli errori pacchiani commessi dalla pessima gestione di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, da qui all’estate, confidando in un’accelerazione delle forniture nel secondo trimestre, sarà coperta verosimilmente almeno quella parte della popolazione più a rischio, vale a dire gli over 60 e i malati cronici.

Stando a quanto esposto, l’estate 2021 dovrebbe essere più rilassante di quella passata. Il virus continuerà a circolare tra noi, pur inabissandosi con l’aumento delle temperature, ma mieterebbe molte meno vittime e la ripresa delle attività in autunno farebbe di gran lunga meno paura. Peraltro, da qui a fine estate, se le vaccinazioni procedessero a ritmi più sostenuti, sarebbe probabile che molti stati comunitari raggiungano l’immunità di gregge, anche considerando che il tasso dei contagi sia ovunque di molto sottostimato rispetto alle statistiche ufficiali. La fine del tunnel sarebbe prossima, l’importante è continuare a correre e a restare prudenti.

Sui vaccini anti-Covid Unione Europea fregata dal resto del mondo

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