I turisti sono tornati a mettere piede a Cuba con l’allentamento delle restrizioni deciso dal governo alla fine di ottobre. Potranno fare ingresso le persone munite di certificazione vaccinale e coloro che abbiano effettuato un test anti-Covid e siano risultati negativi. Fino al mese scorso, L’Avana imponeva le restrizioni più dure di tutti gli stati caraibici, tra l’altro richiedendo test multipli.

Ma ormai circa il 90% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e quasi l’80% ha completato la vaccinazione.

Sebbene i sieri utilizzati sull’isola non siano stati ancora riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero dei casi e dei decessi è fortemente diminuito rispetto ai picchi di settembre, segnalando un apparente ritorno alla normalità.

Collasso del cambio con riforma monetaria

Malgrado ciò, i turisti a Cuba non saranno accolti da un clima vacanziero. Nel paese si registrano diverse proteste contro il regime comunista, al potere da ben 62 anni. Sono oltre 400 le persone arrestate, molte delle quali in prigione avrebbero subito torture per essere considerate “anti-rivoluzionarie”. Non intonano solo “Cuba libre” i manifestanti anti-castristi, bensì anche cori contro le condizioni di miseria in cui sono sprofondati larghi strati della popolazione.

Secondo i calcoli del governo, l’inflazione sarebbe esplosa al 60%. Tuttavia, il deputato Marino Murillo ha snocciolato dati ben più pesanti all’Assemblea Nazionale, stimando l’aumento dei prezzi al consumo sul mercato informale al 6.900%. Questo significa che nell’ultimo anno i prezzi dei principali beni di consumo sarebbero lievitati di quasi otto volte, mentre il salario medio solamente di 4,4 volte, stando all’economista Pedro Monreal.

E questo spiega perché migliaia di cubani stiano sfidando il regime a viso aperto per la prima volta, non temendo neppure le gravi ripercussioni che subiranno. All’inizio dell’anno, il governo ha implementato una riforma monetaria con l’eliminazione del CUC o peso convertibile e lasciando in circolazione solo il CUP o peso cubano.

Contestualmente, la conversione ufficiale al dollaro è stata fissata a 1:24. Poiché il CUC era legato al CUP da un rapporto di 1:1, di fatto l’operazione ha equivalso a una maxi-svalutazione del cambio di circa il 96%.

Turisti a Cuba un ritorno obbligato

In realtà, la situazione è ancora più drammatica di quella descritta, perché al mercato nero un dollaro si scambia contro 70 CUP. Pertanto, il cambio reale sarebbe di circa tre volte più debole del cambio ufficiale. I prezzi di beni e servizi sono letteralmente esplosi, anche perché gli arrivi dei turisti a Cuba sono collassati. Nei primi nove mesi dell’anno, sull’isola ha fatto ingresso il 77% di stranieri in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Quell’anno, gli arrivi furono ben più di 4 milioni. Il turismo incide per il 10,6% del PIL, il quale non a caso nel 2020 è imploso dell’11%.

Il regime del presidente Miguel Diaz-Canel non ha alternative se non di far tornare i turisti a Cuba per accrescere la valuta straniera a disposizione e frenare il crollo del cambio. Oltretutto, il settore dell’accoglienza consente a decine di migliaia di persone di guadagnare stipendi mensili ben maggiori di quelli esistenti nel settore pubblico, che ancora fa la parte del leone nel mercato del lavoro. L’Avana spera che la presidenza Biden riveda l’embargo americano inasprito dall’amministrazione Trump, che tra l’altro ha portato alla chiusura di agenzie cubane di transfer money legate a società militari dell’isola. Ma alla Casa Bianca ci sono ben altre priorità da affrontare in questa fase.

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