Si è appena aggiudicata il titolo di campione d’inverno ed è reduce da otto scudetti consecutivi, puntando più che mai alla finale di Champions League. Eppure, la Juventus non se la passa proprio bene sul fronte finanziario. I risultati in campo non fanno il paio con i bilanci e se l’acquisto di Cristiano Ronaldo nel giugno 2018 è servito a sostenere i ricavi, d’altra parte sembra che abbia sbilanciato in misura maggiore l’indebitamento. La società di consulenza KPMG ha studiato i bilanci 2017/2018 delle squadre vincitrici nei principali otto campionati europei e ha trovato che la Juventus è l’unica tra di loro ad avere chiuso in perdita, di 19,2 milioni per l’esattezza.

Juventus a rischio indagine UEFA per sponsor Jeep?

Lo scorso esercizio, i conti bianconeri hanno chiuso ancora in rosso di 40 milioni di euro, malgrado il forte aumento dei ricavi operativi a 463,6 milioni (+16%), voce da cui sono stati scorporati plusvalenze (127 milioni) e ricavi da cessioni temporanee, come i 18 milioni maturati su Gonzalo Higuain. I ricavi derivanti dai diritti TV sono saliti a 206,6 milioni, così come quelli del comparto commerciale a 185,4 milioni, con questi ultimi a segnare un boom del 30%. E il contratto con Adidas è stato alzato a 51 milioni di euro all’anno, lo sponsor più redditizio (e di gran lunga) di tutta la Serie A.

Il problema è che non basta. Il monte-ingaggi è nel frattempo lievitato a 327,8 milioni, che rapportati ai ricavi operativi fanno una percentuale del 71%, appena oltre il limite del 70% suggerito dalla UEFA per rispettare il cosiddetto “Fair Play Finanziario”. Nulla di drammatico, ma il segno di una criticità da non sottovalutare, se si pensa che il Barcellona, che certo non è parsimonioso nell’elargire lauti stipendi ai suoi calciatori, è riuscito a tagliare tale percentuale al 69%, appena sotto il limite di riferimento.

L’affare CR7 zavorra i bilanci Juve

Anche a causa di questi disavanzi, il debito societario al 30 settembre 2019 risultava esploso a 574 milioni di euro, tant’è che a novembre il consiglio di amministrazione ha dovuto deliberare un aumento di capitale da 300 milioni per iniettare liquidità fresca nel club.

E meno di un anno fa, sempre la Juventus aveva emesso un cosiddetto “Cristiano Ronaldo bond”, un’obbligazione da 175 milioni di euro e che attrasse ordini per 250 milioni, riscuotendo un forte successo sul mercato, data la bassa cedola del 3,375% e il rendimento alla scadenza inferiore al 3,50%, pur trattandosi di un titolo sprovvisto di rating e nemmeno garantito.

Perché il bond Ronaldo è stato un successo

Attualmente, questo bond con scadenza febbraio 2024 quota in area 104, sopra la pari, esitando un rendimento del 2,30%. E cosa dire delle azioni Juventus, che oggi risultano cresciute di valore dell’85% rispetto alle sedute immediatamente precedenti all’annuncio dell’arrivo di CR7. E si consideri che nella primavera scorsa, quando il titolo toccò il record di 1,67 euro, il rialzo era arrivato a oltre il 150%, tutto in appena 10 mesi. Il mercato non sembra preoccupato del futuro finanziario della Vecchia Signora, anche perché la lievitazione del debito di questi ultimissimi anni viene percepito come un investimento sul futuro, una sorta di marcia di avvicinamento a rapidi passi verso i club più ricchi e vincenti d’Europa.

Certo è che l’impatto di CR7 è stato pesante. Tra cartellino e costi annessi, l’ammortamento annuo incide per circa una trentina di milioni, a cui si somma l’ingaggio lordo stimato in circa 53 milioni. Già lo scorso anno, analizzando l’andamento dei ricavi, avevamo predetto che l’affare avrebbe comportato il sostenimento di un “buco” di bilancio di almeno un paio di decine di milioni all’anno, al netto dell’aumento dei ricavi trainato proprio dal bomber portoghese.

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