L’Istat nel suo ultimo Rapporto Bes ha registrato un netto calo di occupati in età compresa tra i 20 e i 64 anni. In riferimento al secondo semestre 2020, in Italia ci sono 788 mila occupati in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un tasso di occupazione sceso di due punti percentuali. La causa principale è da imputare alla pandemia di coronavirus: nonostante dunque il governo abbia promosso il blocco dei licenziamenti, quasi 800 mila persone sono senza più un lavoro.

La forbice con il resto d’Europa si allarga

Il Rapporto Bes dell’Istat conferma il trend già registrato negli anni precedenti: a livello europeo il divario inerente i tassi di occupazione si fa sempre più grande.

Le più in difficoltà sono le donne, come dimostra il confronto degli ultimi dieci anni. Se nel 2010 la differenza con il resto d’Europa era pari a 11,5 punti percentuali, nel 2020 la forbice si è allargata a 14 punti in meno. Ciò significa che il livello di occupazione delle donne tra i 20 e 64 anni è nettamente inferiore.

Il Covid e le buste paga

Anche dal punto di vista delle retribuzioni il Covid ha inciso pesantemente. Come emerge dai dati dell’Istat, nel secondo trimestre dell’anno da poco archiviato l’incidenza dei lavoratori dipendenti con una retribuzione oraria inferiore di due terzi rispetto a quella media è aumentata di due punti e mezzo percentuali dall’anno prima, salendo al 12,1 per cento (nel 2019 era al 9,6).

Va peggio nel Mezzogiorno, dove l’incidenza arriva fino al 16,4 per cento, sebbene il confronto con lo stesso semestre dell’anno precedente in realtà è positivo (in ribasso dello 0,2 per cento, ndr). Le buste paga sono invece più leggere al Centro e al Nord, dove si è registrato un aumento di poco superiore ai quattro punti percentuali rispetto all’ultimo anno.

Di conseguenza, la pandemia ha “aiutato” a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia, ma senza effetti positivi per le persone, anzi.

In ogni caso la pandemia non ha avuto effetti positivi sul mondo del lavoro, anzi ha affossato ancora di più alcune categorie già in sofferenza andando ad ampliare, ad esempio, il gap tra lavoro femminile e giovani, i più bersagliati e colpiti in genere.

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