L’Anac, l’autorità anti-corruzione, ha pubblicato un rapporto sui costi dei ricoveri per Covid a marzo e aprile, i mesi clou della prima ondata dei contagi. Le cifre sono molto variabili da regione e regione e hanno provocato numerose polemiche sui social e anche fuori. Come sappiamo, la più colpita fu e ad oggi rimane la Lombardia. Al 30 aprile scorso, i ricoverati nella regione ammontavano a 75.732 unità per una spesa complessiva di 392,14 milioni di euro. Pertanto, il costo pro-capite di un ricoverato lombardo è stato in quei due mesi di 5.178 euro.

 

Tabella con costi unitari dei ricoveri per Covid nelle 20 regioni italiane

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Campania e Toscana le più “spendaccione”

La classifica risulta dominata di gran lunga dalla Campania, dove i 4.423 ricoveri sono costati 337,5 milioni, pari a una spesa pro-capite di 76,308 euro. Parliamo di un valore di quasi 15 volte più alto della Lombardia e di oltre 19 volte la Valle d’Aosta, che con i suoi 3.939 si è configurata come regione più parsimoniosa. Dopo la Campania troviamo la Toscana con un costo di 40.280 euro per ciascuno dei 9.352 ricoverati in quel frangente. Completa il podio la Sardegna: 1.295 ricoverati per un costo medio di 38.828 euro. Guardando alle altre grandi regioni investite dalla pandemia, troviamo 15.259 euro nel Lazio, 13.773 euro in Emilia-Romagna e 10.212 euro nel Veneto.

Come abbiamo visto, cifre troppo discordanti tra l’una e l’altra regione, che stanno facendo gridare allo scandalo quanti vi scorgono possibili sprechi perpetrati da questo o quel governatore. In sostanza, Vincenzo De Luca avrebbe gestito malissimo le risorse, nonostante abbia più volte ironizzato sulla presunta cattiva gestione della sanità da parte dei suoi colleghi del centro-nord.

L’Anac ha effettuato anche un altro calcolo, cioè il costo sostenuto da ciascun abitante residente nelle 20 regioni.

Stavolta è la Toscana a primeggiare con 101,19 euro, seguita dall’Emilia-Romagna con 78 euro e dalla Liguria con 72. La Campania si ferma a 57,13 euro. In regioni come la Sicilia si scende a circa 12,62 euro.

Come si spiegano queste cifre? I costi di un ricovero possono essere suddivisi in due macro-categorie: fissi e variabili. I primi sono essenzialmente il costo per il personale medico e paramedico e quelli legati all’utilizzo delle strutture. Nei secondi rientrano i beni materiali e immateriali utilizzati per il singolo ricovero, come i tamponi, i farmaci somministrati, etc. Ebbene, le regioni che hanno effettuato molti ricoveri hanno potuto “spalmare” i costi fissi su un numero più ampio di malati, abbattendo il costo unitario. E la Lombardia ebbe nei due mesi considerati più di 17 volte i ricoverati della Campania.

Il confronto internazionale

Uno studio pubblicato da Springer Medizin e relativo ai costi sostenuti dai sistemi sanitari di Francia e Germania ha trovato che circa il 50% dei costi diretti per Covid sarebbe stato assorbito dagli stipendi per il personale di assistenza. In altre parole, la casistica internazionale ci direbbe che buona parte delle spese affrontate dai governi nazionali e locali contro la pandemia è di tipo fisso. E questo darebbe ragione all’interpretazione di cui sopra. La Generalidad Catalana ha trovato, poi, che il costo medio di un ricoverato per Covid in terapia intensiva con ventilazione meccanica sarebbe stato di 43 mila euro in Catalogna.

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Negli USA, secondo Health System Tracker, sebbene i costi non siano comparabili, per un ricovero con oltre 96 ore di ventilazione polmonare si spenderebbero oltre 88 mila dollari. Le cifre all’estero ci inducono a pensare, quindi, che i costi sostenuti dalla Lombardia e riportati dalla Protezione Civile risulterebbero troppo bassi per essere considerati attendibili.

A questo punto, se sommiamo alla spesa direttamente sostenuta dalle regioni quella dello stato centrale, il conto finale per i due mesi sale a 8,356 miliardi di euro. Spalmato sui 205.463 ricoveri, esita un costo unitario di circa 40.760 euro, una cifra apparentemente coerente con i riscontri internazionali. Ma nulla ad oggi sappiamo su come sia stata ripartita la spesa dello stato centrale, sebbene possiamo immaginare che nella fase più acuta dell’emergenza sia stata concentrata perlopiù al nord, l’area allora più colpita dalla pandemia, sgravando i centri di spesa regionali. Supposizioni, certo, perché la lettura alternativa sarebbe rassegnarsi a scorgere gli ennesimi sprechi del sud, i quali sarebbero ancora più gravi in un’occasione straordinaria come questa.

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