Se chiedessimo a uno studente di economia del primo anno cosa s’intende per inflazione, risponderebbe che si tratti di “un aumento generalizzato dei prezzi al consumo”. Se ponessimo la stessa domanda a una massaia, molto più prosaicamente ci direbbe che essa si ha quando, con gli stessi soldi, non riesce più a riempire il carrello della spesa come prima. Ed è proprio così. Immagina di entrare oggi al supermercato con 100 euro in tasca e di farci la spesa. Comprerai tot chili di pasta, tot confezioni di biscotti, di latte, formaggi, salumi, detersivi per la casa, conserve, ecc.

Appuntamento tra un anno esatto e con gli stessi 100 euro. Torni al supermercato e ti accorgi che hai comprato meno prodotti. I soldi non ti sono bastati, perché i prezzi sono complessivamente rincarati. Magari alcuni saranno persino diminuiti, ma altri sono lievitati di più in proporzione.

Questo fenomeno fu tristemente noto negli anni Settanta e Ottanta, quando l’inflazione arrivò a superare il 20%. In pratica, 100.000 lire valevano un anno dopo anche meno di 80.000 lire. Qualcuno la definisce da sempre una “tassa occulta”, perché se ci facciamo caso è come se ci prelevassero dal portafogli parte del nostro denaro senza che neppure ce ne accorgiamo. E a volerla dire tutta, questa tassa colpisce la liquidità più di ogni altra cosa. Se teniamo i nostri risparmi sul conto corrente, gli interessi che la banca ci offre sono pari a zero o poco più di zero nel caso di un conto vincolato per 3, 6, 12 mesi, ecc. Ma nel frattempo quel denaro perde potere di acquisto.

Impatto dell’inflazione sul conto corrente

Torniamo indietro al giugno 2017. Sono passati poco più di cinque anni. Da allora i prezzi in Italia sono cresciuti mediamente per una famiglia del 10,8% (al giugno 2022). E poiché allora le famiglie italiane possedevano sul conto corrente 1.393,4 miliardi di euro, ciò significa che grosso modo abbiano perso qualcosa come oltre 150 miliardi di potere di acquisto.

In cambio, hanno ricevuto interessi netti dalla banca per neppure 23 miliardi. La perdita netta è stata così di 128 miliardi.

Ma gli anni passati sono stati, tutto sommato, fortunati. Invece, pensate agli oltre 1.780 miliardi depositati sul conto corrente nel giugno dello scorso anno. In appena dodici mesi, hanno perso l’8%, cioè 142,6 miliardi, a fronte di appena 5 miliardi di interessi netti maturati. Praticamente, il saldo è stato negativo di circa 138 miliardi. E la cosa peggiore è che questo denaro sia andato in fumo senza che nessuno se ne accorgesse. Tale perdita non risulta di certo dall’estratto conto inviato periodicamente dalla banca a casa dei clienti o visualizzato sul conto corrente online. E’ stata una perdita nascosta, ma con effetti prettamente materiali sulle tasche dei risparmiatori. E in tempi in cui molti di noi dovranno rompere il salvadanaio per pagare le bollette, forse ci pentiremo di non avere impiegato i nostri risparmi in modo fruttifero.

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