Questa settimana, SNAM ha annunciato l’acquisito per 350 milioni di dollari (330 milioni di euro) di Golar Tundra, una nave di stoccaggio e rigassificazione (Fsru) costruita da Golar Lng Limited. L’operazione s’inserisce all’interno del nuovo piano nazionale per tendere alla sicurezza energetica con l’allentamento della dipendenza dalla Russia. La nave funge sia da metaniera per il trasporto di gas naturale liquido (LNG), sia da stoccaggio e rigassificatore. La sua capacità di stoccaggio è di 170.000 metri cubi di LNG, mentre la capacità di rigassificazione è stimata in 5 miliardi di metri cubi all’anno.

Golar Tundra per la sicurezza energetica

Grazie a questo acquisto, spiega l’AD di SNAM, Stefano Venier, la capacità di rigassificazione dell’Italia aumenta del 6,5% e si porta al 25% della domanda complessiva. Molto probabilmente, Golar Tundra sarà posizionata al largo delle coste di un qualche comune del centro-nord Italia, laddove i consumi di gas sono più alti e avrebbe maggiore senso industriale. Si parla a tal proposito di Piombino (Toscana).

Venier ha annunciato che entro giugno vi sarebbe il closing di un secondo acquisto. Grazie a queste operazioni, la sicurezza energetica nazionale diventa un obiettivo più alla portata dopo che l’Italia ha dovuto prendere atto dell’impossibilità e della non opportunità di dipendere eccessivamente dalla Russia. Gazprom ci rifornisce di circa il 38% di tutto il gas che consumiamo, quasi il 40% delle importazioni totali. Su base annua, parliamo di 29 miliardi di metri cubi, che andranno in grossissima parte rimpiazzati con altri fornitori stranieri.

In questi mesi, il governo Draghi ha stretto accordi e intavolato trattative con sette paesi in tutto: Libia, Algeria, Congo, Angola, Mozambico, Qatar e Azerbaijan. La Libia avrebbe modo finanche di triplicare le proprie forniture dai 3,2 miliardi di metri cubi attuali all’anno attraverso Greenstream. Ma non è un paese affidabile, a causa delle frequenti sospensioni delle esportazioni energetiche dovute alle tensioni interne.

Se il gas dalla Russia arriva attraverso la rete di gasdotti costruita in Europa da decenni, tra cui passante per paesi come Ucraina, Bielorussia e Polonia, non lo stesso dicasi di fornitori come il Qatar. Esso è il primo esportatore di LNG verso l’Italia.

Perché servono i rigassificatori

Potenziare le importazioni da questi paesi significa necessariamente aumentare il numero dei rigassificatori. Il gas naturale, se non può essere trasportato direttamente attraverso un gasdotto, deve essere prima liquefatto per poter essere caricato sulle navi. Una volta giunto a destinazione, deve essere nuovamente convertito allo stato gassoso. Da qui la necessità di acquistare Golar Tundra. Serviranno anche investimenti per la realizzazione di opere relative al collegamento. L’asset non sarà operativo prima della prossima primavera, cioè tra poco meno di un anno, in attesa delle dovute autorizzazioni e della realizzazione proprio delle opere infrastrutturali.

Rimpiazzare il gas dalla Russia subito risulta impossibile. Per questo ENI si è mostrata disponibile nelle scorse settimane ad aprire un conto in rubli presso Gazprombank, così come richiesto dal governo russo. Rompere con il principale fornitore non sarebbe saggio. Gli altri paesi africani ci hanno promesso un aumento delle esportazioni, ma nell’arco degli anni. Gli USA si sono impegnati ad aumentare le loro esportazioni in Europa a 50 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030. In ogni caso, meno di un terzo delle attuali esportazioni russe. Comunque, le spese di trasporto, stoccaggio e rigassificazione faranno salire il costo complessivo. I consumatori italiani non potranno più riscaldare le case o attivare gli impianti aziendali agli stessi costi degli anni passati. Ma almeno con Golar Tundra compiamo in tempi rapidi un passo nella direzione della sicurezza energetica nazionale.

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