Questa settimana, il prezzo dell’oro si è riportato grosso modo poco sopra i livelli di apertura di inizio anno, che erano di 1.830 dollari l’oncia. Malgrado l’inflazione ai massimi da 30-40 anni a questa parte in quasi tutte le economie avanzate, non si registra ancora alcuna corsa all’oro, se non da parte di alcune banche centrali. “Se non ora, quando?” vi starete chiedendo. Il punto è che il metallo è storicamente correlato negativamente al dollaro. E quest’anno il cambio americano ha guadagnato in media quasi il 10% contro le principali valute mondiali.

Questo significa che comprare oro costa di più all’infuori del mercato americano.

Prezzo dell’oro debole

E il rialzo dei tassi non aiuta. L’oro è un asset senza cedola, chi lo acquista non incassa alcun flusso di reddito finché non lo rivende. Dunque, è cresciuto negli ultimi mesi anche il costo-opportunità. Ad esempio, oggi acquistando un Treasury a 10 anni otterrei un rendimento annuale lordo del 3,30%, il doppio di inizio anno. E la stretta monetaria globale è appena iniziata. I tassi d’interesse saliranno in tutto il pianeta. Non sembra una buona prospettiva per l’oro.

Invece, il prezzo dell’oro nei prossimi mesi potrebbe tornare a salire, sfondando finanche nuovamente la soglia dei 2.000 dollari. Infatti, è vero che i rendimenti obbligazionari si sono impennati, ma in termini reali risultano oggi ancora più negativi di qualche mese addietro. E con ogni probabilità resteranno tali anche nel prossimo futuro. Oltretutto, il mercato ha già scontato il rialzo dei tassi. Ad esempio, stima già tassi FED al 3,75% entro dicembre.

I motivi dell’inversione di tendenza

Attenzione allo stato dell’economia globale. Da Goldman Sachs a Nouriel Roubini, passando per Elon Musk, cresce la platea di investitori, economisti e analisti che paventa una recessione dell’economia americana. In Europa le cose stanno persino peggio.

Qui, i costi della guerra sono più alti e impattano negativamente sul PIL tramite il caro bollette e la riduzione degli interscambi commerciali con la Russia. Alla minima avvisaglia di crisi, le grandi banche centrali potrebbero sospendere o almeno rallentare i loro piani sul rialzo dei tassi.

Detto in parole semplici, esistono maggiori probabilità che il mercato resti deluso al ribasso che non al rialzo sui tassi. E se questo fosse vero, dollaro e rendimenti dei bond s’indebolirebbero. Per il prezzo dell’oro sarebbe una notizia positiva, anche perché il metallo assurge da millenni al ruolo di bene rifugio. Non esisterebbe migliore occasione di comprarlo in uno scenario di stagflazione. Occhio a darlo per spacciato.

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