Il coronavirus sta causando moltissimi problemi al settore turistico. Uno dei casi emblematici è quello di Venezia, praticamente svuotata da giorni a causa del decreto che aveva inserito la provincia tra le zone rosse quando ancora tutta l’Italia non era stata messa in sicurezza e bloccata. La situazione è la stessa anche nelle grandi città come Torino, Milano, Roma e Firenze. 

Il caso Venezia

Gli effetti, per la città italiana che insieme a Firenze e Roma vive di turismo, sono devastanti.

Alcune immagini mostrano piazza San Marco svuotata, bar e locali chiusi e mercati vuoti. Secondo le stime la maggior parte degli hotel hanno dovuto chiudere e i danni per il settore del turismo si aggirano intorno all’80%. Il maggiore è per il settore alberghiero dove le stanze prenotate sono nulle e sono giunte anche molte richieste di cancellazione nelle ultime settimane. Da qui la decisione per gli hotel di chiudere in maniera temporanea anticipando il decreto dell’11 marzo e considerando l’assenza di turisti che non permetteva di poter andare avanti. Per far fronte alla crisi, che sta colpendo il settore turistico veneziano, molte strutture  avevano anche proposto campagne di sconti per clienti esteri come riporta il sito nuovavenezia.it anche se fino al 3 aprile la situazione non cambierà affatto considerando le nuove disposizioni che ormai interessano tutto lo Stivale. Il dramma, ora, è per i lavoratori che a causa delle chiusure forzate fino ad aprile rischiano il posto. Si parla di 10mila posti a rischio soprattutto per i precari. 

Torino vuota

Situazione praticamente identica anche a Torino, dove per gli alberghi la chiusura significa un’enorme perdita di ricavi. I dati infatti parlano chiaro, il 70% degli hotel era già chiuso prima del decreto di martedì. Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti, ha chiarito che «I costi di gestione erano già diventati insostenibili prima”.

Come scrive La Stampa, anche per i ristoranti la situazione è la stessa con una percentuale di chiusure che si già si avvicinava al 70% ancor prima del decreto dell’11 marzo e che oggi, come tutti sappiamo, è arrivato al 100% con l’obbligo di chiusura per tutti gli esercizi. Anche in questo caso a rimetterci saranno i lavoratori. 

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