Una nuova sfida da parte del regime di Pyongyang: si tratterebbe di una bomba all’idrogeno, cinque volte più potente di quella americana fatta scoppiare a Nagasaki, che è stata fatta esplodere nella montagna di Punggye-ri. La potenza distruttrice di questo ordigno – che, si sottolinea, potrebbe essere montato anche su un missile intercontinentale, ha provocato un terremoto di magnitudo 6,3, al quale ne è seguito, a breve giro di tempo, un altro di magnitudo 4,6. La Corea del Sud ha attivato immediatamente il proprio consiglio d’emergenza, mentre sia il Giappone che, questa volta, anche la Cina hanno deciso di far volare i propri aerei militai al confine con il piccolo stato asiatico.

Il terremoto è stato sentito sia in Cina che in Russia e questa volta l’allerta è massima.

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I due terremoti causati dalla bomba a idrogeno in Corea del Nord: timore dispersione radiazioni

Ma c’è un incubo nell’incubo. Il secondo terremoto, quello di magnitudo 4,6, tiene particolarmente l’Asia con il fiato sospeso. Si teme, infatti, che esso non sia stato causato da un secondo ordigno, ma dal cedimento del sito in cui è stata fatta brillare la bomba a idrogeno: semplificando al massimo, la paura è che vi possa essere diffusione di radiazioni, che, in parole povere, la montagna di Punggye-ri non abbia retto e sia collassata. Le informazioni che arrivano dalla Corea del Nord sono sempre filtratissime dal regime di Kim Jong-Un che annuncia l’esplosione come un’altra grande conquista e in televisione è possibile ascoltare l’inno che recita: ‘Se la Corea decide di fare qualcosa, la fa’.

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La dimostrazione della Corea del Nord: il mondo si mobilita

Si tratta probabilmente dell’esperimento più grande di sempre da parte della Corea del Nord, una vera e propria dimostrazione di forza.

Secondo gli analisti USA, sarebbe la risposta di Kim Jong-Un al coordinamento organizzato da coreani, giapponesi e americani. Si ritiene, dunque, che il regime di Pyongyang non abbia alcuna reale intenzione di scatenare una guerra atomica che porterebbe alla fine del proprio governo e alla morte di milioni di persone; si tratta, invece, di una minaccia rivolta agli USA: qualora Trump decidesse di fare fuoco e fiamme contro la Corea del Nord, il piccolo paese risponderebbe immediatamente con una potenza e violenza mai viste nel pianeta. A questo punto, il ruolo della Cina diventa centrale: il gigante asiatico, alleato della Nord Corea, sembra però non poterne più; da un lato, non vuole l’unificazione delle Coree, che entrerebbero nella sfera d’influenza USA, dall’altro, però, il piccolo alleato sta davvero esagerando.

Sembra incredibile, ma il mondo sta con il fiato sospeso come se si trattasse di una nuova ‘puntata’ della guerra fredda che ha contraddistinto il XX secolo.