Se c’è un posto sulla Terra che non associamo di certo alla moda e al buon gusto, in generale, questo è la Corea del Nord. Il “regno eremita”, così definito dai media internazionali per la sua estrema chiusura al mondo, è uno spietato regime comunista da oltre settanta anni. A guidarlo è la terza generazione dei Kim. L’attuale leader si chiama Kim Jong-Un e avrebbe (non è certo) 40 anni, al potere sin dal dicembre del 2011, quando morì improvvisamente il padre Kim Jong-Il. Il paese è considerato il più grande carcere del pianeta, racchiudendovi i suoi 25 milioni di abitanti.

In effetti, chi ha avuto la disgrazia di nascere in questo luogo negli ultimi decenni, ha vissuto e vive tutt’oggi un’esistenza di estrema miseria, priva anche della più elementare libertà. E se vi dicessimo che in mezzo a tanto grigiore il regime nordcoreano trova il tempo per celebrare la sua “Fashion Week”?

Modernizzazione dell’abbigliamento in corso

Formalmente, si chiama “Esibizione dell’Abbigliamento per Donne”. Quest’anno, si è tenuta tra il 24 aprile e il 4 maggio. E l’edizione 2023 è stata particolare. Il Ministero dell’Industria Leggera ha inviato una comunicazione a tutti i partecipanti, richiedendo loro di svecchiare l’abbigliamento, così che la gente in Corea del Nord non avverta il bisogno di acquistare capi di moda stranieri. Gli abiti, si legge nelle linee guida rivelate da Daily – North Korea, devono risultare gradevoli alla vista, ma non sgargianti. Devono altresì utilizzare le migliori tecnologie per la manifattura a disposizione nel paese.

Ciliegina sulla torta: premio finale per l’azienda che è riuscita a vendere di più durante la manifestazione. Commisurato al 25% dei relativi incassi. Un modo per introdurre un minimo di concorrenza tra i partecipanti e indurli a vendere capi sempre più interessanti per la popolazione femminile e al contempo spronare anche all’aumento dell’offerta.

Uno choc per l’industria, dato che premi e gare sono praticamente ignoti sotto il ferreo regime comunista. Perlomeno, nell’ambito economico. Un paradosso per un paese, dove persino la capigliatura è regolamentata. Esiste un catalogo preciso di tagli di capelli consentiti per uomini e donne. All’infuori dei modelli proposti, non è possibile sgarrare. Scordatevi, poi, tatuaggi, jeans, orecchini per uomo e persino di indossare un giubbotto di pelle. Quest’ultimo deve restare prerogativa del Caro Leader. Imitarlo può costare la vita.

Fashion Week con una Corea del Nord alla fame

La Fashion Week in Corea del Nord ci strapperebbe un sorriso, se non fosse che nel frattempo la popolazione patisce la fame. Più e più volte nel corso di questi primi mesi dell’anno il regime ha mutato le linee guida per la vendita del grano nei magazzini statali. Tra i criteri rivisti più frequentemente ci sono il prezzo di vendita e la quantità massima acquistabile da un singolo individuo. Ad un lavoratore è consentito l’acquisto fino a 700 grammi al giorno, a uno scolaro delle elementari fino a 400 grammi. In teoria, possibili gli acquisti per quantità fino a 15 giorni. Ma a causa della carente offerta disponibile, i 280 magazzini sparsi nel paese non vanno oltre i 5 giorni. Insomma, nel paese c’è fame. La crisi alimentare risulta essere la più grave dalla metà degli anni Novanta, quando nella fase nota come “Ardua Marcia” morirono fino a 2 milioni di persone per carestia.

Mentre l’economia in Corea del Nord è al collasso, Kim Jong-Un si è fatto riprendere con la figlioletta in questi giorni, intento apparentemente a scrutare un satellite-spia prima del suo lancio. Le spese militari assorbono gran parte del budget nazionale. Non è difficile capire perché gli ospedali siano edifici vuoti, in cui manchi di tutto, dai macchinari alle semplici garze. La situazione dovrebbe mostrare qualche segno di miglioramento con la riapertura delle frontiere con la Cina, quasi unico partner commerciale.

In effetti, quest’anno il cambio sta di poco rafforzandosi, mentre i prezzi dei generi alimentari di base si mostrano sostanzialmente stabili. Sarebbe sintomatico di una possibile lieve ripresa della produzione domestica dopo gli anni difficilissimi del Covid. Le sanzioni internazionali imposte dall’ONU contro la corsa al nucleare di Pyongyang, però, limitano notevolmente i miglioramenti.

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