Gli schieramenti si sono definiti in vista delle prossime elezioni politiche del 25 settembre. I due segretari di partito a cui ad oggi i sondaggi assegnano chance credibili di succedere a Mario Draghi a Palazzo Chigi sono Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia ed Enrico Letta del PD. La coalizione di centro-destra sarebbe nettamente avanti nei consensi, ma l’unico vero sondaggio che conta è quello che si terrà domenica 25 settembre ai seggi. Il resto sono chiacchiere. Ad ogni modo, le probabilità che sia Meloni il prossimo premier, prima donna nella storia italiana, salgono di settimana in settimana.

Mentre le coalizioni definiscono il programma, chiediamoci cosa ne sarebbe dei limiti al pagamento in contanti nel caso di vittoria del centro-destra.

Schieramenti divisi sul pagamento in contanti

Sul tema esistono profonde divergenze tra gli schieramenti, che definiremmo “antropologiche”. Centro-sinistra e Movimento 5 Stelle si mostrano da sempre molto favorevoli alle limitazioni all’uso del contante, perché ritengono i pagamenti elettronici la via maestra per abbattere l’evasione fiscale e aumentare la trasparenza delle transazioni. Il centro-destra, al contrario, propugna la libertà di scelta in capo al consumatore e tra l’altro fiuta il rischio di assegnare potere eccessivo alle banche, le quali farebbero il bello e il cattivo tempo controllando tutta la massa delle transazioni.

Da luglio è stato introdotto per legge il POS obbligatorio presso esercizi commerciali e studi professionali. Non ci si può esimere dall’offrire il servizio. Invece, a febbraio c’è stata una retromarcia sul fronte dei limiti al pagamento in contanti. Il voto congiunto di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera innalzava il tetto a 2.000 euro per tutto il 2022, riportandolo ai livelli del 2021.

La materia è stata oggetto di numerosi interventi. Il governo Monti introdusse il tetto al pagamento in contanti a 1.000 euro dal 2012. Il governo Renzi lo alzò a 3.000 euro.

Il governo Conte-bis lo abbassò a 2.000 euro dal luglio 2020 e a 1.000 euro dal gennaio 2022. Ma, come sappiamo, all’inizio dell’anno il centro-destra riuscì a procrastinare l’abbassamento a 1.000 euro al 2023. Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono espressi nel tempo tutti contrari al tetto all’uso del contante. Dalle loro dichiarazioni trasparirebbe l’intenzione di abolirlo del tutto o almeno di innalzarlo a valori elevati. D’altronde, nel resto d’Europa o il tetto non esiste o esiste per valori elevati.

Primi passi di un governo Meloni

Un segnale in tal senso arriverebbe fin da subito da un eventuale governo Meloni. Il limite al pagamento in contanti resterebbe a 2.000 euro anche nel 2023, magari in attesa di una discussione più approfondita nei mesi successivi. Non possiamo escludere che sin da subito tale limite venga innalzato. Meloni avrebbe curiosamente dalla sua la BCE, da sempre contraria alla lotta al contante, se non altro perché demonizza proprio lo strumento di pagamento emesso da Francoforte. Insomma, dall’Europa non ci sono pressioni in tal senso. Anzi, la Commissione si è espressa anche di recente a favore della libertà di scelta del consumatore.

L’importante sarebbe per il governo che verrà non fornire involontariamente input errati. L’abrogazione del tetto al contante non sarebbe né un freno alla digitalizzazione dei pagamenti, né un avallo all’evasione fiscale. Semplicemente andrebbe incontro alle fasce della popolazione meno abbienti e sprovviste di un conto in banca e metterebbe al centro la libertà del cittadino. Ancora oggi due pagamenti su tre sono in contanti, probabile che scendano al 50% entro qualche anno. Gli obblighi rischiano di creare posizioni di rendita per il sistema bancario, il quale non sempre negli anni si è comportato con trasparenza e oculatezza nella gestione del denaro dei clienti.

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