Come saranno le città post coronavirus? Si parla spesso di come è cambiato il mercato immobiliare e le ricerche degli italiani dopo la pandemia. A fare una interessante panoramica sulle città del futuro, ci ha pensatoIdealista.it, che ha chiesto al professor Matteo Colleoni, docente di Sociologia del Territorio all’Università Bicocca di Milano, di commentare le possibili scelte abitative degli italiani. 

Le città del futuro

Secondo il professore per vedere un vero cambiamento ci vorrà tempo, quindi è presto per poter dire che gli italiani vogliono abbandonare i grandi centri in favore delle piccole città: 

 “Negli ultimi 10 anni c’è stato un forte incremento di popolazione nelle aree urbane e un decremento nelle aree interne, che siano rurali o montane, seppure con una differenza a seconda del contesto, visto che in Val Pusteria, ad esempio, la popolazione è in crescita e nell’Appennino centro meridionale è in forte decrescita.

Dentro questo contesto ci sono città che si rafforzano di più, Milano dopo 20 anni di decrescita ha aumentato la popolazione, così come Firenze, Bologna, Roma e città medie Centro Nord”.

Per vedere un vero mutamento, insomma, sarà prima necessario osservare un cambiamento strutturale della società e soprattutto quanto durerà ancora la pandemia e se lo smart working riuscirà a diventare o meno un sistema totale.  Se da un lato è vero che le persone cercano case più spaziose, dall’altro i prezzi nelle città sono ancora alti, ecco perché un vero cambiamento non sembra possibile nel breve termine. Secondo Colleone, chi sceglie di andare a vivere in una casa con giardino, sicuramente sa che deve allontanarsi almeno 20 chilometri dal centro urbano, quindi potrebbe essere una scelta sostenibile se si lavora in smart working in modo strutturale. 

Quartieri a 15 minuto da tutto

Sicuramente, le città dovranno evolvere verso modelli sostenibili aumentando il verde e le piste ciclabili:  “Le nostre città, pur avendo un’origine ‘camminante’, a partire dagli anni ‘80 sono diventate stradali e ora si riparla di un ritorno alle origini, di città pedonali, ma questo cambiamento è in corso e la pandemia lo ha accelerato”.

 L’idea, insomma, è quella di puntare a città con meno auto e più spazi liberi per le ciclabili, città con quartiere in cui tutto è raggiungibile in 15 minuti. 

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