Il caro mutui è al centro delle preoccupazioni per milioni di famiglie italiane. L’impennata della rata è stata brutale nell’ultimo anno e, peraltro, nessuno l’ha vista arrivare per citare un’espressione molto in voga in questi mesi. L’inflazione praticamente non esisteva più fino a circa un anno e mezzo fa. La sua improvvisa risalita ha stravolto le condizioni di mercato. I tassi d’interesse sono esplosi in battibaleno dopo essere rimasti bassissimi e persino negativi fino alle medio-lunghe scadenze per svariati anni.

Chi aveva acceso un mutuo a tasso fisso fino agli inizi del 2022, se l’è scampata e oggi può dirsi fortunato. Al contrario, chi da poco ha acceso o intende ancora accendere un mutuo a tasso variabile, deve fare i conti con una rata lievitata alle stelle.

Le ultime dichiarazioni arrivate dalla Banca Centrale Europea (BCE) non fanno ben sperare questi ultimi per i prossimi mesi. Ci saranno ulteriori aumenti dei tassi d’interesse per piegare l’inflazione. Pur in calo al 6,1% a maggio nell’Area Euro, resta tre volte il target. Molte famiglie stanno rinviando l’acquisto di casa e, in effetti, le compravendite di abitazioni per quest’anno sono attese in calo.

Ma non dobbiamo vedere tutto nero. Se approfondiamo la tematica del caro mutui, scopriamo che le cose stanno evolvendosi, in qualche caso, a favore dei clienti. Prendete l’IRS a 25 anni. E’ il tasso di riferimento nell’Area Euro per mutui e prestiti di tale durata. Perché abbiamo considerato questa scadenza? In media, le famiglie italiane contraggono un mutuo per quasi 25 anni. Ebbene, questo tasso era salito la settimana scorsa al picco del 2,915%. Questa settimana, era già sceso al 2,68%. Si tratta dello stesso livello di inizio anno. Praticamente, il costo di un mutuo a tasso fisso si sta riportando a cinque mesi fa.

Caro mutui, sorpresa positiva dal tasso fisso

Ora, non è detto che ciò stia già accadendo nei fatti. Le banche ci mettono un po’ per adeguarsi alle mutate condizioni del mercato. Tuttavia, il trend sembra favorevole ai nuovi mutuatari. Invece, l’Euribor a 3 mesi è schizzato dal 2,16% al 3,46% quest’anno. E i rialzi per questo riferimento per i mutui a tasso variabile non si fermeranno. La BCE porterà probabilmente i tassi sui depositi bancari fino al 3,75%. Seguendo l’Euribor il loro andamento, anche nelle prossime settimane assisteremmo a una lievitazione. Dunque, il caro mutui rimarrà un tema centrale per i titolari del tasso fisso.

Come mai questa discrepanza tra mutui a tasso fisso e tasso variabile? I primi sono agganciati all’IRS alle varie scadenze, come abbiamo scritto. I secondi all’Euribor, che è un tasso a breve termine. L’aumento dei tassi d’interesse spinge in alto proprio l’Euribor e i tassi a medio-breve termine, mentre i tassi a lungo riflettono perlopiù le aspettative d’inflazione. E la stretta della BCE le sta “raffreddando”, con la conseguenza di far ripiegare l’IRS. Di conseguenza, i nuovi mutui a tasso fisso dovrebbero presto smettere di rincarare e iniziare persino a costare di meno.

Queste sarebbero le prospettive a breve. Chi accende un mutuo, però, deve tenere in considerazione le possibili condizioni di mercato nel medio e lungo termine. E abbiamo detto più volte che la soluzione a tasso variabile potrebbe risultare anche la migliore. Passato il boom dell’inflazione, infatti, i tassi scenderanno e l’Euribor rifletteranno condizioni di liquidità più espansive. Poiché il grosso del capitale avviene durante la prima metà dell’ammortamento alla francese, è a quel periodo che dovremmo guardare per capire quale possa essere la nostra convenienza nella scelta della tipologia del tasso. Va da sé, però, che chi non volesse rischiare, specie nei prossimi mesi, di pagare rate sempre più alte, non avrebbe altra soluzione che optare per il fisso.

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