Finalmente inizia a muoversi l’Unione Europea sul caro energia, con un ritardo notevole e a tutti gli effetti ingiustificato. Oggi, la Commissione di Ursula von der Leyen presenterà un piano europeo per cercare di fermare i rincari di luce e gas. Ed è su quest’ultimo che si concentra attraverso una serie di proposte che poggiano su tre pilastri. Bruxelles ha preso formalmente atto che la borsa olandese dei TTF non sia più rappresentativa della situazione del mercato. Il Vecchio Continente ha allentato in pochi mesi la sua dipendenza dal gas russo dal 40% al 7%.

In Olanda si scambiano i titoli che formano il prezzo della materia prima. Essi sono esplosi da una media storica di 15-30 euro per Mega-wattora a più di 300 euro nel corso di quest’anno. Ieri, alla notizia della presentazione odierna del piano europeo contro il caro energia, i TTF scambiavano a poco più di 131 euro, ai minimi dal giugno scorso.

Tetto al prezzo del gas

Recependo la proposta avanzata da Italia, Belgio, Grecia e Polonia, la Commissione punta sul tetto mobile al prezzo del gas. Esso sarà duplice: nell’arco di una singola seduta non sarebbero consentiti picchi massimi superiori a una data percentuale. Inoltre, il prezzo massimo sarebbe fissato di periodo in periodo sulla base di alcuni criteri, tra cui il prezzo del petrolio e quello del gas in Nord America.

Acquisti congiunti contro caro energia

Punto qualificante del piano europeo dovrebbe essere l’obbligo per gli stati di giungere agli acquisti congiunti di gas. La ratio è semplice: presentandosi come un unico acquirente, l’Unione Europea avrebbe maggiore potere di acquisto nei confronti dei venditori. In verità, la proposta mirerebbe anche ad evitare accordi sottobanco tra alcuni governi e i fornitori a discapito del resto del continente. Ad esempio, poche settimane fa è emerso che la Germania continuerebbe ad acquistare gas russo a forte sconto rispetto al prezzo medio praticato da Gazprom agli altri stati comunitari.

Gli acquisti congiunti, tuttavia, non sarebbero risolutivi del problema del caro energia. Essi riguarderebbero il 15% degli stoccaggi dei paesi. Abbiamo fatto qualche rapido calcolo, dal quale è emerso che tale dato, applicato sulla capacità massima di stoccaggio dei tre principali mercati di Germania, Italia e Francia, esiterebbe neppure 8 miliardi di metri cubi di gas, circa il 3,6% dei consumi complessivi. In altre parole, gli acquisti congiunti sarebbero relativi al 3-4% della domanda, una frazione poco significativa.

Nuovo indice per contratti gas

Infine, il piano europeo contro il caro energia punterebbe anche alla fissazione di un indice alternativo ai TTF per i contratti relativi al gas naturale liquido. Esso sarebbe varato entro la fine dell’anno ed entrerebbe in funzione nei primi mesi del 2023, cioè in tempo per la stagione degli stoccaggi, che tipicamente parte dopo gli alti consumi invernali. Non ci sarebbe, invece, il decoupling, ovvero la separazione tra prezzo del gas e quello per l’elettricità. A dire il vero, ad oggi appare lo strumento più utile per evitare che la speculazione sui prezzi impatti direttamente sulle bollette.

Piano europeo tardivo e parziale

Di tutto questo e altro si discuterà al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, al quale per l’Italia parteciperebbe ancora Mario Draghi in qualità di premier uscente. Quasi certamente, infatti, non ci saranno i tempi tecnici per la nascita del nuovo governo, la quale arriverebbe alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima. C’è da chiedersi perché ci si affanni a combattere il caro energia giusto alla vigilia dell’inverno, quando abbiamo avuto a disposizione tutta l’estate per studiare un piano europeo con calma. E c’è da notare come le soluzioni prospettate sarebbero assai parziali.

Per il momento, però, la volontà di metterle in pratica ha fatto scendere il prezzo del gas da oltre 200 a 130-140 euro per Mega-wattora. A conferma che i tentennamenti di Bruxelles abbiano pesato e continuino a pesare sulle nostre bollette.

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