Il cambio euro-dollaro si mostra piuttosto stabile dall’inizio dell’anno, nonostante i mercati finanziari del pianeta siano stati investiti da un’onda d’urto parecchio peggiore delle previsioni. Per acquistare un euro ci vogliono nella mattinata di oggi 1,08520 dollari, appena qualcosa in meno degli 1,86 necessari alla fine del 2015. Pertanto, le variazioni sono infinitesimali. Invece, il biglietto verde si è rafforzato mediamente da inizio mese e anno dello 0,94% contro le principali valute del pianeta, salendo ai livelli più alti degli ultimi 12 anni.

Anche per questo, il prezzo dell’oro è sì salito del 3% dall’inizio dell’anno, ma restando sotto i 1.100 dollari l’oncia, attestandosi oggi un po’ sopra i 1.092 dollari. Ciò suggerirebbe che la nuova fase di apprezzamento del dollaro non riguarderebbe granché la moneta unica, bensì le altre divise. Dal giorno precedente all’ultima riunione della BCE, quindi, l’euro ha guadagnato contro il dollaro il 2,2%. Ma proprio da Francoforte si attendono altre novità. E’ noto come il mercato sia rimasto contrariato nelle scorse settimane dal mancato potenziamento degli acquisti mensili dei bond governativi, effettuati tramite il “quantitative easing”. Da allora, il clima sui mercati si è deteriorato, è cresciuto il pessimismo riguardo all’economia cinese, tanto che sono tornate le tensioni finanziarie della scorsa estate.

Preoccupa rallentamento Cina

La Cina, secondo Commerzbank, avrà un impatto sfavorevole sull’economia tedesca, che ne rimarrebbe la più colpita, tramite le esportazioni. Gli analisti dell’istituto stimano prudenzialmente una crescita del pil in Germania per quest’anno dell’1,3%, diversi decimali in meno delle stime di Berlino e della Bundesbank. E sempre Commerzabank ritiene che i tassi sui depositi overnight possa essere tagliato presto dalla BCE di altri 10 punti base al -0,40%. Il governatore Mario Draghi dovrebbe anche annunciare una proroga degli acquisti oltre il mese di marzo del 2017, anche perché le nuove proiezioni dell’Eurotower a marzo dovrebbero verificare un nuovo raffreddamento dell’inflazione nel medio termine, a causa delle quotazioni del petrolio in calo verticale.

Pertanto, conclude, il cambio euro-dollaro dovrebbe indebolirsi.        

Dalla BCE improbabili nuove misure subito

Se ciò appare verosimile, bisogna comprendere la tempistica di eventuali nuovi annunci della BCE. Sembra poco probabile che a 6 settimane dall’ultima riunione, Draghi sorprenda con altre novità sul QE e sui tassi, che darebbero l’impressione più di essere frutto della disperazione e dell’impazienza che della razionalità. Oltre tutto, il board dovrà prima verificare l’impatto delle misure di dicembre, che non potrà che dispiegarsi nei mesi successivi. In pratica, se l’analisi di Commerzbank ci induce a ritenere che effettivamente le nuove attese del mercato per un ennesimo intervento della BCE potrebbero indebolire il cambio euro-dollaro, non sembra che questo sia lo scenario immediato. Inoltre, dopo essersi scottati poche settimane addietro, gli investitori ci andranno stavolta con i piedi di piombo, prima di speculare sulle nuove mosse di Francoforte. E forse la notevole stabilità del rapporto tra le 2 valute di quest’ultimo mese si deve proprio alla prudenza del mercato e alla previsione dell’assenza di rilevanti novità a breve. Sul fronte della Federal Reserve, infatti, appare grosso modo assodato che i tassi USA non saranno alzati quest’anno a un ritmo incessante, ma si prevedono non più di 4 rialzi da 25 punti base ciascuno. La prudenza sarà d’obbligo per il governatore Janet Yellen, a maggior ragione dopo il ritorno delle tensioni sulla Cina e il crollo del prezzo del greggio ai minimi dal 2003.